manga – ATTACK NO. 1 (Mimì e la nazionale di pallavolo) – di Chikako Urano
A cura di Marichan
SCHEDA
Titolo originale: Attack No.1 – (アタックNo.1)
Titolo internazionale: Attack No.1 – Attack Number One
Autrice: Chikako Urano
Genere: drammatico, sportivo (pallavolo), sentimentale
Target: shoujo
Rating: consigliato ad un pubblico maturo
Anno di pubblicazione in Giappone: 1968 – 1971. La serie è stata poi ristampata molte volte, in diversi formati.
Casa Editrice giapponese: Shueisha
Volumi: 12 (concluso)
Titolo in Italia: Attack No.1
Traduzione: Stefania Da Pont
Anno di pubblicazione in Italia: 2011
Casa Editrice italiana: Jpop.
Edizione: volumi doppi da 330 pagine, con sovracopertina, a 6,50 euro al volume
Volumi: 12 (concluso)
TRAMA
Kozue Ayuhara (nella versione italiana dell’anime “Mimì”) è una ragazza che a scuola viene definita una ribelle: dorme durante le ore di lezione, non ha peli sulla lingua, e fa amicizia con le teppiste dell’istituto. Abitava a Tokyo e andava in una scuola prestigiosa, poi per motivi di salute si è trasferita dagli zii, in un paese più piccolo, e all’istituto Fujimi.
Ama molto la pallavolo, ma questa passione la spinge a criticare e prendere in giro ad alta voce la squadra femminile della scuola, a suo dire che gioca in modo patetico. Alla fine finisce per accettare una sfida con loro: giocheranno una partita di pallavolo, la squadra della scuola contro la banda di teppiste capitanate da Kozue.
Gli allenamenti e la passione comune aiuta le ragazze ad avere uno scopo nella vita, a impegnarsi di più ed anche a prendere una certa disciplina.
Questo è solo l’incipit di una lunga storia, un percorso che porterà Kozue e le sue compagne a salire sempre più in alto grazie alla pallavolo; ma le grandi gioie che avranno saranno conquistate con grandi dolori e sacrifici.
L’obiettivo sarà sempre impegnarsi al massimo, per arrivare ad essere l’Attaccante Numero Uno!
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CURIOSITA’
– “Attack No.1” è considerato il primo manga sportivo di successo per ragazze, ed è diventato poi anche il primo anime sportivo per un pubblico femminile.
– Ci sono numerose differenze tra manga e anime, soprattutto verso la fine.
– Il manga è ispirato ad una vicenda realmente accaduta, ovvero la storia della squadra di pallavolo femminile Nichibo Kaizuka, che a partire dal 1958 conquistò tutti i tornei più importanti a livello nazionale. Nel 1960 si presentarono sulla scena internazionale (ovviamente non con il loro nome, ma come squadra nazionale del Giappone), ed erano così sorprendentemente forti che vennero soprannominate le “Streghe d’Oriente” e il loro allenatore “Oni” ovvero “Demone” per i metodi molto crudeli di allenamento (che non hanno nulla da invidiare a quelli mostrati nel manga). Particolarmente famosa è la finale di pallavolo alle Olimpiadi di Tokyo del 1964, tra Giappone e URSS, vinta proprio dalle “Streghe”. Fu un momento di gloria nazionale, simbolo della ripresa dopo i dolori della seconda guerra mondiale.
OPERE RELATIVE
Serie tv
– Mimì e la nazionale di pallavolo
Film d’animazione
– Attack No.1 – The Movie
– Attack No.1 – Namida no kaiten receive
– Attack No.1 – Namida no sekai senshuken
– Attack No.1 – Namida no fushichoo
Live action
– Attack No.1 – serie tv (drama)
LINK inerenti alla serie
Materiale su “Attack No.1″ presente sul sito:
Dunque, devo dire che essendo cresciuto con Mila e Shiro, non pensavo di riuscire ad appassionarmi (da bambino) ad un anime più vecchio come Mimì e la nazionale di pallavolo. Invece dovetti ricredermi, tanto che appena vidi in edicola questo volumetto, non esitai a compralo e leggerlo.
Devo dire che sono rimasto notevolmente sconvolto. Non ricordavo certe cose nell’anime e la post fazione alla fine del volumetto non è stata lasciata al caso. Va bene amare lo sport e voler essere i migliori, ma a tutto c’è un limite. Gli allenatori qui mi sembrano dei pazzi esaltati con metodi da gestapo. Sbagli un servizio? Schiaffi a nastro! Il muro a rete era debole? Prendiamo a testate le due giocatrici! Dici all’allenatore che sei stanca? E giù pallonate e pallonate, finché non ci si spacca il naso! E dopo una bella corsa di 20 km sotto il sole estivo? Non si può neanche bere! Perché? Perché solo spingendo un atleta ai limiti della resistenza fisica e mentale, puoi ottenere un atleta portentoso… O mandarlo al manicomio. Ma la scena clou è stata quando Midori, amica di Kozue, si oppone all’allenatore che maltrattava alcune compagne, lui prima di apprestarsi al linciaggio di lei pensa: “Che brava ragazza! Piange per le sue compagne!”… Sicuro? Non è che sta piangendo perché sei giusto una fusione fra Hitler, Stalin e Christian Grey? Secondo me ci godono anche!
Devo dire che se gli allenatori sono dei sadici dominatori, le giocatrici a volte non scherzano. Sono completamente vittime di questo perverso gioco sadomaso che a sua volta diventa una specie di sindrome di Stoccolma. Poi davanti alle persone che allibite (come dargli torto), dicono: “ma è un mostro”, loro rispondono: “non siete sportivi, fraintendete perché non capite”, dice Kozue con le catene ai polsi, coperta di lividi e schizzi di sague…
La trama è carina e semplice, ma abbastanza ripetitiva. Kozue arriva, cerca di giocare nel club di turno ma entra in competizione con la capitana, che è sempre una ragazzetta egocentrica acida come lo yogurt. Arriva l’allenatore di turno che le massacra per far capire ad entrambe l’importanza del gioco di squadra e dell’essere unite (portandole all’esaurimento nervoso). La Pallavolo-love ha il sopravvento, la squadra vince e sono tutte amiche, EVVIVA! Poi succede che la scuola chiude e bisogna trasferirsi in un’altra, si viene convocate in nazionale, si va al liceo, e ricomincia tutto daccapo. Eppure non mancano colpi di scena, anche molto drammatici…
I disegni non mi piacciono molto, a volte l’autrice non sembra molto in chiaro con le proporzioni e la prospettiva, tuttavia ho visto molto di peggio.
Eppure anche se fin’ora può sembrare che il mio giudizio sia molto negativo, in realtà è un manga che mi piace molto. Trasmette uno spirito di sacrificio, onore , rispetto e altri valori che pochi manga riescono a dare. La passione di Kozue, anche se un po’ smielata e tipicamente adolescenziale, mi ha saputo trascinare pagina per pagina, volume per volume. Cadere, rialzarsi, combattere per poi cadere nuovamente e rialzarsi ancora… Lottare per ciò che si ama e in cui si crede, già solo per questo merita di essere letto!