oriente a 360 – TERMINI UTILI e CURIOSITA’ SUL GIAPPONE
Articolo a cura di La Fallen Angel
TERMINI UTILI e CURIOSITA’ SUL GIAPPONE
Costumi e curiosità:
Banzai: letteralmente significa “diecimila anni” e, anticamente, veniva usato come augurio di lunga vita e buona fortuna per personalità importanti come l’imperatore. Con il tempo si è trasformato in un comune grido d’incoraggiamento e felicità.
Bakufu: governo militare presieduto dallo shogun.
Bakujin: chi serviva il sovrano.
Bushido: era il codice d’onore dei samurai, basato su principi confuciani e sul buddhismo zen.
Cannone Armstrong: una delle tre grandi armi del Bakumatsu, assieme allo Stone Wall ed al Gatling Gun. Era una sottospecie di mortaio, ma di dimensioni ridotte.
-chan: è un suffisso che si usa fra bambini, fidanzati o amici intimi.
Chonmage: pettinatura tipica dei samurai, con un ciuffo di capelli raccolto sulla sommità del capo.
Daimyo: signore di un paese o di un territorio, in genere aveva un castello e dominava l’area intorno ad esso. I daimyo erano diretti sottoposto dello shogun, veri e propri signori feudali dotati di un loro esercito. Spesso erano addirittura più potenti dello shogun stesso.
Daisho: è così definito l’insieme della spada lunga (katana) e di quella corta (wakizashi). I samurai le portavano entrambe legate alla cintola.
Dojo: Il campo di battaglia della vita, un luogo in cui il praticante di un’arte marziale si allenava nella sua disciplina.
Doo: tecnica della scherma giapponese per colpire un’armatura.
Fundoshi: tradizionali mutande giapponesi. Sorta di perizoma formato da una lunga striscia di stoffa legata ai fianchi, era usato solo dagli uomini.
Furoshiki: panno per avvolgere oggetti.
Fusuma: porta scorrevole da interni formata da un’intelaiatura in legno su cui sono montati pannelli in carta di riso.
Futon: l’insieme di materasso e trapunta che costituisce il letto giapponese. Si stende solo di notte e, di giorno, viene riposto in appositi armadi a muro.
Genpuku: cerimonia di passaggio alla maggiore età. Una volta era riservata ai ragazzi tra gli undici ed i sedici anni.
Geta: tradizionali zoccoli di legno. Su una base piana e rettangolare, sollevata da terra da due regoletti trasversali, sono inseriti due cordoni di seta o di velluto che formano l’infradito.
Go: chiamato anche Igo, è un gioco nato in Cina 4000 anni fa e divenuto subito popolare anche in Giappone. Si gioca su una tavola quadrata cui i lati sono formati da 18 quadrati più piccoli, delimitati da 19 linee per lato. Le pedine dette pietre, generalmente d’ardesia, sono bianche e nere. I due giocatori dispongono di una mossa a turno, e depongono le pedine sugli incroci del tavoliere. Lo scopo del gioco è delimitare aree del tavoliere racchiudendole con le proprie pedine. Vince chi accumula più punti, cioè il numero d’incroci contenuti in ogni “territorio”.
Gokenin: famiglie di samurai che, durante le epoche Kamakura e Marumachi (dal 1185 al 1573), offrivano i loro servigi allo shogun in cambio della terra.
Goshinboku: albero piantato all’interno di un tempio scintoista. Viene venerato come una sorta d’angelo custode. Spesso viene considerato una divinità vera e propria.
Gyuanabe-ya: osteria dove servono carne di manzo cotta direttamente a tavola.
Hakama: pantaloni svasati con fianchi ampi, tipici dell’abbigliamento maschile tradizionale.
Han: feudo, provincia.
Haori: una sorta di giacca ampia e corta da indossare sopra il kimono.
Harakiri: significa letteralmente “taglio del ventre”. Si tratta di un suicidio rituale molto usato nel Giappone feudale. Secondo i samurai, l’addome era una delle parti più rispettate del corpo, in essa, infatti, risiedeva lo spirito. Anche per questo motivo il loro codice d’onore stabiliva che tale modo di togliersi la vita era un privilegio che spettava ai samurai quando non volevano consegnarsi al nemico, oppure per protestare contro le ingiustizie di un superiore. L’harakiri si svolgeva nel seguente modo: il suicida, inginocchiato, si lacerava le viscere con un coltello e, subito dopo, un assistente lo decapitava. Questo macabro rituale era conosciuto anche con il nome di seppuku.
Hinezumi: è il nome di una razza di topi originari della Cina. La leggenda vuole che la loro pelle fosse particolarmente resistente, al punto da fungere addirittura da corazza.
Hokora: piccolo tempio scintoista.
Ikebana: arte di comporre i fiori.
Jo: unità di misura che equivale a 91 x 182cm.
Kaishaku: così erano chiamati coloro che assistevano un samurai pronto a compiere l’harakiri. Il loro compito era di decapitare il suicida.
-kun: suffisso che si usa fra amici adulti.
Kami: i culti primitivi giapponesi attribuivano le qualità di kami sia a personificazioni mitologiche come Amaterasu (Dio del Sole), sia agli antenati divinizzati o ad altri personaggi di grande rilievo, sia infine ad elementi naturali come montagne, cascate ecc…I kami sono perciò in numero teoricamente illimitato, ma fra essi esiste una sorta di gerarchia per cui alcuni hanno assunto nel corso della storia della religione giapponese un particolare di rilevo. Proprio dalla parola shinto, che significa “via, dottrina dei kami”, nacque lo Shintoismo. Anche figure della religione buddhista, comunque, sono state accolte tra i kami.
Kappa: folletti acquatici dispettosi del folklore giapponese. Raffigurati in diversi modi, possiedono alcuni caratteri tipici: becco, pelle verde, zampe palmate, schiena coperta da un guscio di tartaruga e cranio concavo, atto a contenere acqua. La leggenda vuole che i kappa non possano vivere lontano da fiumi o corsi d’acqua, in mancanza di questa, infatti, si disidratano e muoiono.
Katana: tradizionale spada dei samurai, solo a loro, in antichità, era consentito portarla. Per i samurai era molto importante in quanto, senza di essa, la loro vita non aveva alcun senso.
Il fodero della katana pò essere liscio o finemente decorato, di legno oppure di ferro. È sempre in coppia con il Wakizashi, con il quale forma forma il daisho.
Kekkai: questo termine indica un luogo con caratteristiche fisiche diverse dalla normalità. Può anche essere considerato come una sorta di luogo sovrannaturale.Kendo o Kenjutsu: la “via” della spada o arte della spada.
Kenpou: antica arte marziale giapponese basata, essenzialmente, sui pugni.
Kenpouka: praticante di kenpou.
Ki: (o Qi secondo la trascrizione cinese) è l’energia spirituale, l’essenza della forza vitale che scorre attraverso canali del corpo chiamati “meridiani”. Questi possono sovrapporsi al sistema nervoso centrale e all’apparato circolatorio, ma ne sono del tutto distinti.
Koku: era l’unità di misura equivalente a 180 litri di riso, ovvero il fabbisogno medio di cibo di un uomo per un intero anno. Nel medioevo giapponese rappresentava lo “stipendio” dei samurai.
Koto: strumento musicale introdotto dalla Cina in Giappone nel 673. è costituito da una cassa di risonanza lunga sino a 2m, posata per terra, sulla quale sono tese 13 corde di seta, intonate per mezzo di cavalletti mobili. Il suonatore di koto, inginocchiato dinnanzi allo strumento, fa vibrare le corde con plettri d’avorio fissati, come anelli, alle prime 3 dita della mano destra, mentre con la sinistra esercita una pressione sulla parte di corta non vibrante. Di questo strumento tradizione, usato dai cantastorie nelle antiche cronache giapponesi, esistono ben 23 versioni.
Kunai: armi da lancio ninja. Sono speciali, corti, coltelli che portano un anello sul finire del manico.
Kunoichi: ninja donna.
Kusarikama: arma composta da una falce, alla quale è fissata una catena munita di peso.
Kyosoku: sgabello per appoggiare il braccio stando seduti a terra.
Men: tecnica della scherma giapponese per colpire l’elmo.
Mugyo: posizione naturale del kendo, in cui la spada viene impugnata senza prendere posizione.
Mukadejoro: nome di uno spettro col corpo da millepiedi ed il volto da donna truccata come una prostituta.
Nango: gioco d’azzardo, consiste nell’indovinare quante monete si tengono in mano.
Netsuke: piccolo ciondolo usato come fermaglio.
Nishikie: lavorazioni artigianali su legno dipinto con lacche colorate.
Obi: fascia di tessuto decorato, alta, rigida, che si annoda in vita sopra il kimono o lo yukata.
Oni: demoni leggendari delle antiche favole giapponesi, Generalmente rappresentati come esseri raccapricciati, metà umani e metà diavoli. Portavano un numero variabile di corte corna (da uno a tre), affilati e lunghi canini. Irsuti e muscolosi, erano armati in modo rudimentale ed indossavano pelli tigrate. Tra le maschere del tradizionale teatro giapponese, ricorre frequentemente la maschera dell’oni.
Oshiire: porte scorrevoli degli armadi a muro.
Renga: poesia recitata ripetutamente da numerose persone.
Ronin: samurai senza padrone. In antichità il vincolo fra guerriero e padrone era fortissimo, tanto che il samurai non poteva esistere senza il proprio daimyo e, di fronte alla sua perdita non restavano che due scelte: l’onorevole suicidio rituale (harakiri o seppuku), o divenire un ronin, un samurai errante. In genere i ronin svolgevano lavori su commissione, prestando servigi al miglior offerente e vagabondando senza meta. Erano mal visti dalla gente e disonorati dai samurai.
Ryo: antica moneta d’oro
-san: suffisso onorifico d’uso comune. Equivale al nostro “signora/e” “signorina/o”.
Samurai: letteralmente significa “colui che serve”. Questo termine cominciò ad essere usato tra il nono e l’undicesimo secolo, sostituendo la parola bushi “Nobiltà militare”. I samurai Erano guerrieri nati per proteggere i daimyo ma, col passare del tempo, divennero una vera e propria classe sociale a se stante. Fedeli ad un codice d’onore inviolabile, i samurai erano disposti a sacrificare la propria vita pur di proteggere il loro signore. Inoltre, pur di non cadere in mano nemica o disonorare il proprio daimyo rifiutando un ordine, questi guerrieri onorevoli compievano un atto di suicidio (harakiri o seppuku). I giapponesi moderni sono ancora molto legati alla figura del samurai.
Sakè: è Il nome di un liquore incolore, con una gradazione alcolica dai 15 ai 17 gradi. Nelle antichissime cronache del Giappone veniva indicato come “la bevanda degli dei”. Si ottiene mescolando riso cotto al vapore con una muffa simile al lievito; si lascia riposare e poi si raffina. Esistono due tipi di sakè: quello dolce e quello secco, comunque entrambi, secondo la tradizione, vendono serviti caldi.
Shaku: antica unità di misura giapponese, equivale e 30,3cm.
Shakuhachi: flauto verticale.
Shakujo: è un bastone, alla cui estremità sono fissati degli anelli, che portano i monaci buddisti erranti. Era usato come arma di difesa personale e per gli esorcismi, si diceva, infatti, che il tintinnare degli anelli allontanasse i demoni.
Shamisen o Samisen: strumento musicale a corde pizzicate assai popolare in Giappone a partire dal sedicesimo secolo. Ha una forma simile ad una chitarra e viene suonato con un ampio plettro d’avorio. Il suo suono accompagna danze, pantomime, canti e declamazioni del teatro kabuki. Lo shamisen è lo strumento delle geishe e dei cantanti girovaghi.
Shinai: spada di bambù che si usa durante gli allenamenti del kendo.
Shinbashi: la prima stazione ferroviaria costruita a Tokyo.
Shogun: “generalissimo inviato contro i barbari” (Sei-i-tai Shogun). Titolo riservato in origine (ottavo secolo) ai capi militari che dirigevano le operazioni contro gli Ainu, abitanti del nord dell’Honshu, e che solo più tardi designò i dittatori militari che governarono il paese dal 1192 al 1868. Nell’Epoca Heinan (Heinan Jidai – 794-1185) la dignità di shogun veniva attribuita all’imperatore. Nel 1192 il generale Yoritomo Minamoto, però, si fregiò di tal titolo, assicurandolo a tutta la sua discendenza. Da allora gli shogun non seguirono più il volere dell’imperatore, che assunse soltanto una carica pressoché divina e religiosa. Questi dittatori feudali avevano in mano tutto il potere politico del paese e divennero persino più potenti dell’imperatore stesso. Prima della loro caduta, nel 1868 con l’avvento del governo Meiji, si susseguirono ben tre dinastie di shogun: i Minamoto, gli Ashikaga ed i Tokugawa, i più duraturi.
Shoji: porta scorrevole che separa l’interno dall’esterno della casa, costituita da un grigliato di legno rivestito con carta di riso.
Shosei: chi studia e abita a casa di qualcuno.
Shuriken: armi da lancio ninja. Micidiali discetti di metallo, né esistono di misure diverse, muniti di un numero variabile di punte acuminate. Spesso rassomigliano a delle stelle.
Soba-ya: osteria dove servono i soba: spaghetti di grano saraceno in brodo.
Tachi: spada lunga.
Tatami: stuoie imbottite di paglia compressa e rivestite di giunchi intrecciati. Sono fissate su una cornice di legno ed ornate da un bordo di passamaneria. Costituiscono il pavimento delle case giapponesi.
Toro: lanterne di carta che, durante il rito buddhista del bon (la festa dei morti), vengono affidate alle correnti dei fiumi perché riconducano le anime dei morti nell’aldilà, dopo il loro ritorno a casa durante i giorni delle celebrazioni.
Wakizashi: spada corta che fa coppia con la katana.
Waraji: sandali comunemente usati dai samurai. Di solito costituiti da una suola di paglia di riso, di cotone o fibre di palma, venivano legati alle caviglie tramite lunghi lacci, che dipartivano dall’infradito. Spesso i samurai ne portavano un paio di scorta fissi alla cintola.
Yukata: leggero kimono di cotone usato soprattutto d’estate.
Zabuton: cuscino che si usa al posto delle sedie.
Zokuronha: i membri più moderati del feudo Choshu.
EPOCHE, BATTAGLIE e fatti STORICI:
Bakumatsu: periodo che vide la fine dell’epoca Edo e precedette l’avvento della restaurazione Meiji. Fu caratterizzato da una lunga guerra civile (perpetuatasi per 14 anni) che segnò l’apertura del Giappone al resto del mondo. Le due fazioni in lotta erano rappresentate da: i samurai fedeli allo shogun, conservatori; e dai cosiddetti samurai ambiziosi (Ishin Shishi) schierati dalla parte degli americani, che miravano alla modernizzazione del paese. Vinsero quest’ultimi.
Epoca Sengoku: periodo storico che comprese quasi tutto il sedicesimo secolo, caratterizzato da accese lotte tra i samurai per la gestione del potere. In quell’era il Giappone era diviso in tanti piccoli regni in perenne contrasto fra loro.
Era Marutachi: (1392-1573) fu un periodo di notevoli mutamenti politici, attraverso cui i samurai acquisirono un’importanza sempre crescente. Il potere era accentrato nelle mani dei daimyo.
Kinmon no Hen: venne così definito l’attacco che il feudo di Choshu (nel 18 luglio 1864), durante la guerra civile del Bakumatsu (fine dello shogunato – periodo antecedente la restaurazione Meiji) organizzò per riconquistare una situazione favorevole nella città di Kyoto (1864), ma venne sconfitto. In quel frangente il leader del feudo, Kogoro Katsura, si allontanò dai suoi soldati, nascondendosi in un luogo segreto.
La battaglia di Sekigahara: il 21 ottobre 1600, a Sekigahara (località a circa 100 km da Osaka), si scontrarono i daimyo orientali e quelli occidentali. La battaglia non fu che l’atto conclusivo del tentativo di Ieyasu Tokugawa, potente signore feudale, di assumere il potere ed unificare il Giappone ancora diviso. La coalizione contraria ad Ieyasu era teoricamente più forte (130.000 soldati contro 80.000), ma era divisa al proprio interno. Tokugawa prese accordi segreti con alcuni signori feudali che, nel corso della battaglia, si schierarono dalla sua parte, contribuendo al suo trionfo. La vittoria gli permise di divenire shogun e di far sì che i Tokugawa regnassero sul Giappone per 250 anni, fino alla guerra civile ed alla restaurazione Meiji.
PERSONAGGI STORICI:
Hajime Saito: leggendario capo della terza squadra dello Shinsengumi.Con l’ascesa di Meiji al potere, lo Shinsengumi si sciolse e ad ognuno dei suoi membri venne offerta una più o meno prestigiosa carica all’interno del nuovo governo. Saito ottenne la carica di vice-brigadiere della polizia di Tokyo. Per motivi di sicurezza, facilmente intuibili, mutò nome in Goro Fujita.
Hideie Ukita: (1572-1662) fu uno dei generali che parteciparono alla battaglia di Sekigahara (all’epoca aveva appena 28 anni). Comandante in seconda dell’esercito occidentale, ossia della coalizione opposta a Tokugawa, era il signore delle ricche province di Bizen, Mimasaka e di gran parte di Bitchu. Un uomo piuttosto ricco che, in precedenza partecipò alla campagna per la conquista della Corea.
Kojiro Sasaki: abile spadaccino al servizio degli Hosokawa, signori di Kumamoto, entrato nella leggenda. Nonostante un grave handicap, Sasaki nacque sordo, sviluppò un’innata abilità nell’uso della katana.
È considerato uno dei più grandi guerrieri della storia giapponese.
Kogoro Katsura: giovane spadaccino che abbandonò la via della katana, diventando il signore del feudo Choshu. Insieme a Takamori Saigou, signore del feudo Satsuma, organizzò la rivolta contro lo shogunato. Kogoro entrò, dopo la vittoria sui conservatori fedeli allo shogun, a far parte del governo Meiji e, poco dopo lo scoppio della guerra Seinan (maggio 1877), morì a causa di una malattia al cervello. Era un personaggio che, fino alla fine, non fece altro che preoccuparsi del futuro del proprio paese.
Oniwabanshu: speciale gruppo di ninja istituito con lo scopo di proteggere il castello dello shogun durante il Bakumatsu (fine dello shogunato).
Sekihoutai: la Squadra dei Messaggeri Rossi. Squadrone costituito da civili, nato nel 1868, precedette l’esercito ufficiale della restaurazione. I Sekihoutai si occuparono di sollecitare la collaborazione da parte del popolo alla formazione del nuovo governo. Parteciparono anche all’attacco al castello dello shogun, atto che concluse la guerra civile e diede il via alla restaurazione di Meiji. La loro fine fu drammatica, il nuovo governo, infatti, dopo aver dato l’ordine ai Sekihoutai di spargere la voce di un dimezzamento imminente dei tributi, si accorse di non possedere abbastanza fondi per mantenere la promessa. Non potendo ammettere l’errore, il governo scaricò le colpe sullo Squadrone Rosso, marchiandone i membri come traditori, nonostante la fedeltà che avevano dimostrato. I samurai ambiziosi, quindi, sotto ordine del governo Meiji, sterminarono tutti i Messaggeri Rossi, nessuno escluso.
Shinsaku Takasugi: era il braccio destro di Kogoro Katsura. Uomo bellicoso ed attivo, istituì un vero e proprio esercito, che si unì allo squadrone dei samurai ambiziosi di Choshu. Morì di polmonite prima di poter assistere la nascita della nuova epoca Meiji, per il quale si era battuto senza risparmio.
Shinsengumi: squadra di spadaccini al servizio del ministero della difesa di Kyoto. Erano schierati dalla parte dello shogunato e rappresentavano il nemico più temibile per i samurai ambiziosi. Chiamati anche “I Lupi di Mibu”, esponevano una bandiera arancione con l’ideogramma “Verità”, e indossavano un kimono azzurro dalle bande gialle. Nonostante la loro bravura, gli Shinsengumi vennero sopraffatti dal corso rocambolesco del eventi, e, con l’avvento del nuovo governo, le varie squadre si sciolsero. I giapponesi, ancora oggi, sono molto affezionati ed affascinati dagli Shinsengumi, poiché rappresentavano la vera essenza dei samurai.
Sozou Sagara: capo del primo Squadrone dei Messaggeri Rossi (Sekihoutai) decapitato ad opera dei samurai ambiziosi.
Terumasa Ikeda: daimyo del castello di Himeji, famosa costruzione nota anche come Shirasagi-“Airone Bianco”. Situato su una bassa collina, il maniero era circondato da un sistema difensivo formato da fossati, mura e porte. Il torrione principale aveva cinque piani all’esterno e sette all’interno ed era collegato con i torrioni minori.
LUOGHI E TRADIZIONI:
Edo: antico nome della città di Tokyo, significa “ingresso ai fiumi”. Divenne capitale del Giappone solo nel 1615, occupando il posto di Kyo (Kyoto).
Festa del Bon: celebrata il 15 luglio. Si ritiene che in questo giorno gli spiriti degli antenati tornino sulla Terra per stabilire un contatto con i vivi. Per questo motivo viene offerto loro del cibo sugli altari dei templi buddisti e sulle tombe.
Hakodate: città fortificata situata nel Hokkaido, l’isola settentrionale dell’arcipelago giapponese. Fu teatro di uno dei primi scontri del Bakumatsu.
Kamigata: regione di Kyoto-Osaka, l’attuale kansai o kinki.
Kanto o Kwanto: regione centrale dell’isola giapponese di Honshu, nella quale si trovano le città di Tokyo e Yokohama. Rappresenta il polo industriale dell’intero Giappone.
Owari: odierna regione di Aichi, patria del famoso samurai Oda Nobunaga.
Voto del Sokubato: è la scelta, consentita ai samurai, di non uccidere più dopo una guerra ed abbandonare la via della katana.
PIATTI TIPICI:
Aemono: verdure e pesce mescolati con miso o aceto.
Agedashi dofu: tofu leggermente fritto immerso in salsa di soia e zenzero grattugiato.
Asari no sakamushi: vongole in umido con vino di riso.
Chahan: riso saltato con verdure e maiale.
Chawan mushi: verdure, gamberetti, ecc…cotti a vapore in una crema d’uova.
Chimaki: onigiri preparati con riso dolce.
Chirashi sushi: pesce crudo servito su un piatto di riso.
Daigaku imo: patate dolci fritte in sciroppo.
Dojo no yanagawa nabe: pesce barometro (simile al pesce gatto) cotto con le radici di bardana e uovo in una casseruola di terracotta. È considerato Una vera prelibatezza.
Ebi-furai: scampi impanati.
Gohan: riso bianco cotto a vapore.
Gyoza: maiale con zenzero e aglio, fritto o cotto al vapore.
Gyunabe: carne di manzo cotta.
Hiya-yakko: tofu freddo con salsa di soia e zenzero grattugiato.
Hiyamugi: tagliolini di frumento serviti freddi.
Kappa-maki: involtino di cetriolo.
Kara-age: pollo fritto.
Kare-raisu: riso condito con una densa salsa al curry e manzo.
Kariforunia-maki: involtino con polpa di granchio e avocado. Letteralmente significa “involtino di California” poiché è stato creato negli Usa.
Kimpira gobo: carote e radici di bardana fritte in salsa di soia.
Mabo dofy: tofu e maiale macinato in una salsa rossa piccante. È d’origine cinese.
Maki sushi: pesce crudo con verdure o altri assaggi, mescolati con riso ed avvolti in alghe essiccate.
Miso: pasta di fagioli di soia bolliti e fermentati con sale e lievito. Ingrediente fondamentale della cucina giapponese.
Miso shiru: minestra di miso.
Nigiri zushi: riso a bocconcini coperto con vari tipi di pesce sia cotto sia crudo, intinto nella salsa di soia.
Niku-jhaga: manzo e patate stufate con salsa di soia.
Nimono: verdure stufate.
Nizakana: pesce stufato.
Oden: pietanza giapponese composta da un pot-pourri di verdure in umido.
Ohitashi: verdure lesse con salsa di soia e fettine di Bonito essiccato con semi di sesamo.
Okayu: riso in umido.
Okonomiyaki: crèpe ripiena di cavoli e carne o pesce cotta su una griglia e poi coperta di cipolle verdi e salsa.
Onigiri: riso bollito preparato in bocconcini di forma sferica o rettangolare, ripieni, a scelta, di prugne in salamoia, pezzetti di salmone o tonno, e avvolti in un foglio d’alghe essiccate.
Omuraisu: omelette farcita di riso, accompagnata spesso con ketchup.
Oyako-domburi: letteralmente “ciotola di madre e bambino”, ovvero pollo e uovo in brodo sul riso.
Ramen: tagliolini cinesi in brodo, spesso accompagnati da maiale arrostito, salsa di soia o miso.
Roru-kyabetsu: manzo e maiale arrotolato in foglie di cavolo.
Saba no miso ni: sgombro lessato con pasta di fagioli di soia.
Sashimi: pesce crudo freschissimo tagliato a fettine, servito su un piatto di ravanelli bianchi, che prima di essere mangiato viene intinto leggermente nella salsa di soia.
Shabu-shabu: sottilissime fette di manzo immerse, per un attimo, in un brodo e poi condite con una leggera salsa.
Shimasaba: sgombro marinato nell’aceto.
Shinko-maki: involtino di shinko (sottaceto)
Shioyaki: pesce coperto di sale ed arrostito.
Shoga-yaki: maiale cucinato con zenzero.
Shumai: gamberetti o maiale avvolti in una pasta leggera e cotti al vapore.
Soba: tagliolini di grano saraceno in brodo.
Somen: tagliolini sottilissimi di solito serviti freddi con una salsa leggera. Si mangiano d’estate.
Subuta: maiale in salsa agrodolce, d’origine cinese.
Suimono: minestra, spesso di pesce e tofu, insaporita con salsa di soia
Sukiyaki: carne, cotta direttamente a tavola in salsa di soia, con verdure. La carne, tagliata a pezzi, viene intinta, prima di essere mangiata, in un piattino d’uovo crudo. È un piatto che va consumato in compagnia, e, spesso, ha un costo elevato.
Sumono: verdure condite con aceto.
Sushi: bocconcini di riso condito con aceto sormontati da fettine di pesce crudo aromatizzato con del rafano piccante, da frittatine o da altro ancora. Vengono serviti con pezzetti di zenzero in salamoia e Si mangiano dopo averli intinti in salsa di soia.
Tanin-domburi: letteralmente significa “sconosciuti in ciotola”, manzo e uovo in brodo sul riso.
Tekka-maki: involtino di tonno.
Tempura: verdura, gamberetti o pesce fritti ed intinti in una salsa di ravanelli bianchi.
Ten-ju: scampi fritti e serviti sul riso con salsa.
Tofu: è un cibo bianco fatto di fagioli di soia. Ha un alto contenuto proteico e di consistenza gelatinosa.
Tofu no dengaku: tofu arrostito su uno spiedino e condito con miso.
Tonjiru: minestra di maiale con verdure.
Tsukemono: verdure in salamoia.
Tsukaidani: pesce, alghe o molluschi cotti in salsa di soia zuccherata e conservati.
Udon: larghi tagliolini di farina in brodo, accompagnati da carne, pollo, uova e verdure.
Una-j: anguilla marinata in una salsa di soia ed arrostita sulla griglia, servita sul riso. È un piatto considerato come una vera prelibatezza.
Yakiniku: manzo e fegato affettati sottili vengono marinati e poi cotti su una griglia sopra un fuoco sul tavolo.
Yakisoba: tagliolini fritti con manzo e cavolo decorati con zenzero in aceto.
Yakitori: pezzi di pollo, carne bianca, fegato, pelle ecc… infilati su uno spiedino con cipolline verdi, marinati in salsa di soia dolce e poi grigliati.
Yakizakana: pesce arrostito alla griglia.
Yasai itame: verdure salate.
Yodofu: tofu bollito.
Yokan: gelatina dolce di pasta di fagioli, una sottospecie di budino.
Zaru Soba: soba freddi serviti su una rete di bamboo.