leggende orientali – L’UCCELLO CON NOVE TESTE
Leggenda popolare dalla Cina
Tradotta da Dario55
L’UCCELLO CON NOVE TESTE
Tanto tanto tempo fa vivevano un re e una regina che avevano una figlia. Un giorno, mentre la figlia stava passeggiando nel giardino, si scatenò improvvisamente una terribile tempesta e la portò via con sé. Ora la tempesta era stata mandata dall’uccello con nove teste, che aveva rapito la principessa e l’aveva portata da lui nella sua grotta. Il re non sapeva in che luogo fosse scomparsa la figlia, e così fece annunciare in tutto il paese: “Chiunque riporti indietro la principessa potrà averla in sposa!”
Un giovane aveva visto l’uccello mentre trasportava la principessa verso la sua caverna. Questa caverna, tuttavia, era al centro di una ripida parete di roccia. Nessuno si sarebbe potuto arrampicare dal basso e neppure scendere dalla cima. Mentre il giovane stava camminando intorno alla roccia, si avvicinò un altro giovane e gli chiese che stava facendo lì. Allora il primo giovane gli disse che l’uccello con nove teste aveva rapito la figlia del re e l’aveva portata nella sua grotta. L’altro ragazzo sapeva cosa bisognava fare. Chiamò i suoi amici, e tutti insieme calarono il ragazzo dentro un cesto. Quando fu nella grotta, vide la figlia del re seduta a terra che lavava una ferita dell’uccello con nove teste, poiché il cane del cielo aveva staccato a morsi la sua decima testa, e la ferita sanguinava ancora. La principessa fece segno al giovane di nascondersi, e lui lo fece. Quando la figlia del re ebbe lavato e fasciato la ferita, l’uccello con nove teste si sentì tanto rilassato, che una dopo l’altra tutte le nove teste si addormentarono. Allora il giovane uscì dal suo nascondiglio e tagliò le nove teste con una spada. Ma la figlia del re disse:
«Sarebbe meglio se tu ti facessi tirare su per primo, poi verrò io».
«No», disse il giovane. «Voglio aspettare io qui sotto, finché tu non sarai al sicuro».
In un primo momento la figlia del re rifiutò finché alla fine si fece convincere e salì nel cesto. Ma prima di farlo si tolse dai capelli una lunga spilla, la spezzò in due, ne diede una metà al giovane e tenne l’altra per sé. Divise con lui anche il fazzoletto di seta che portava in testa e gli disse di conservare con cura entrambi i suoi doni. Ma quando l’altro uomo ebbe sollevato la figlia del re, la portò via con sé e abbandonò il giovane nella grotta malgrado i richiami e le preghiere.
Il giovane cominciò a camminare avanti e indietro lungo la grotta. Qui vide un gran numero di ragazze che erano state tutte rapite dall’uccello con nove teste ed erano morte di fame nella grotta. E alla parete era appeso un pesce, inchiodato con quattro chiodi. Quando lo toccò, il pesce si trasformò in un bel giovane, che lo ringraziò per averlo liberato, e furono d’accordo di considerarsi come fratelli.
Ben presto il primo giovane si sentì molto affamato. Uscì davanti alla grotta per cercare cibo, ma c’erano solo pietre e rocce. Poi improvvisamente vide un grande drago che stava leccando una roccia. Il giovane lo imitò, e poco dopo la fame era sparita. Allora chiese al drago in che modo poteva andarsene dalla grotta, e il drago accennò con la testa in direzione della sua coda, come per dire che avrebbe dovuto sedervisi sopra. Così vi salì e in un batter d’occhio si ritrovò ai piedi della roccia, e il drago era scomparso. Allora prese a camminare finché trovò un guscio di tartaruga pieno di splendide perle. Ma quelle erano perle magiche, perché se le gettavi nel fuoco, il fuoco smetteva di ardere e se le gettavi nell’acqua, l’acqua si divideva e potevi camminare al centro di essa. Il giovane raccolse le perle dal guscio di tartaruga e se le mise in tasca. Non molto tempo dopo raggiunse la riva del mare. Gettò una perla nel mare, e subito le acque si divisero e poté vedere il drago del mare. Il drago del mare gridò:
«Chi osa disturbarmi nel mio regno?»
Il giovane rispose:
«Ho trovato delle perle nel guscio di una tartaruga e ne ho gettata una nel mare, e le acque si sono divise per me».
«Se è così», disse il drago, «vieni nel mare con me e lì vivremo insieme».
Allora il giovane lo riconobbe per lo stesso drago che aveva visto nella grotta. E con lui c’era il giovane con cui aveva stretto un legame di fratellanza: era il figlio del drago.
«Poiché hai salvato mio figlio e sei diventato suo fratello, io sono tuo padre», disse il vecchio drago. E gli offrì ospitalità con cibo e vino.
Un giorno il suo amico gli disse:
«Mio padre vuole assolutamente ricompensarti Ma non accettare oro né gemme da lui, ma solo quella fiaschetta di zucca laggiù. Con quella potrai far comparire qualsiasi cosa desideri».
E infatti il vecchio drago gli chiese cosa desiderasse come ricompensa, e il giovane rispose:
«Non desidero oro né gemme. Tutto ciò che desidero è quella fiaschetta di zucca laggiù».
In un primo momento il drago non voleva dargliela, ma alla fine gliela concesse. E così il giovane lasciò il castello del drago.
Appena posati i piedi sulla terraferma si sentì nuovamente affamato. Subito davanti a lui si rizzò una tavola coperta di cibi raffinati e abbondanti. Mangiò e bevve. Dopo aver camminato ancora un po’ si sentì stanco. E davanti a lui comparve un asino che lo aspettava, sul quale salì. Dopo aver cavalcato per un po’, l’andatura dell’asino gli sembrò troppo irregolare, ed ecco che arrivò un carro, sul quale salì. Ma il carro gli dava troppi scossoni, per cui pensò: “Se solo avessi una portantina! Starei sicuramente meglio”. Non aveva fatto in tempo a pensarlo, che arrivò la portantina e lui vi si sedette. E i portatori lo trasportarono fino alla città in cui abitavano il re, la regina e la loro figlia.
Quando l’altro giovane aveva riportato a casa la figlia del re, era stato deciso di celebrare le nozze. Ma la figlia del re si rifiutava e diceva:
«Non è quello l’uomo giusto. Il mio salvatore verrà e porterà con sé la metà della mia lunga spilla per capelli e la metà del mio fazzoletto di seta come prova».
Ma poiché il giovane non era comparso per tanto tempo e l’altro insisteva con il re, questi divenne impaziente e disse:
«Le nozze saranno celebrate domani!»
Allora la figlia del re camminò tristemente per le vie della città, e cercò e cercò nella speranza di trovare il suo liberatore. E quello era proprio il giorno in cui arrivò la portantina. La figlia del re vide la metà del suo fazzoletto di seta nella mano del giovane e piena di gioia lo accompagnò dal padre. Qui dovette mostrare la sua metà della lunga spilla che coincideva perfettamente con l’altra metà, e il re fu persuaso che era il vero liberatore. E così il falso sposo fu punito, si celebrarono le nozze, e i due vissero in pace e felicità fino alla fine dei loro giorni.
FINE
NOTE
Testo originale in:
http://zeluna.net/chinese-fairytales-birdwithnineheads.html
Illustrazioni in:
http://kebuncerita.blogspot.it/2014/12/chinese-folklore-bird-with-nine-heads.html
Ultimo aggiornamento: Ottobre 2016