Leggende Orientali – LA STORIA DEI TRE GENJIA

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Leggenda dalla Cina

Tradotta da Dario55

LA STORIA DEI TRE GENJIA

Un tempo in un luogo vivevano tre uomini che avevano lo stesso nome: Genjia. Uno di essi era il capo della comunità, il secondo un carpentiere e il terzo il cameriere del capo.
Genjia il carpentiere era sposato con una donna favolosamente bella. Genjia il cameriere la desiderava e sognava giorno e notte di averla per sé. Ma era una donna molto per bene e non lo avrebbe mai lasciato neppure avvicinare. Alla fine il cameriere cominciò a cercare un modo per uccidere il carpentiere in modo da ottenere il proprio scopo.
Dopo qualche tempo il padre di Genjia il capo morì. Il cameriere vide in questo un’occasione d’oro per eliminare il carpentiere. Ogni giorno studiava in segreto la calligrafia delle scritture buddiste e riuscì a riprodurre lo stile antiquato ed esoterico in cui erano scritte. Scrisse un documento con questo stile e lo consegnò al capo dicendo:
«Mio signore, questo è un documento in cui mi sono imbattuto l’altro giorno. Non riesco a capirne una parola e te l’ho portato appunto perché tu lo decifri».
Genjia il capo fu confuso dalla scrittura e la passò al suo segretario incaricato dei documenti. Dopo averlo letto, il segretario disse:
«Questo documento è stato scritto dal vecchio capo. In esso il vecchio capo dice di essere asceso al cielo, dove ora presta servizio come ufficiale, ma non ha una residenza. Ti chiede, padrone, di mandargli un carpentiere, il più abile di cui disponi, per dirigere la costruzione di tale palazzo».
Genjia il capo pensava continuamente al padre e fu molto preoccupato nell’udire che in cielo non aveva un posto in cui poggiare il capo e dormire. Mandò a chiamare Genjia il carpentiere, gli mostrò il documento e gli ordinò di andare subito in cielo.
Genjia il carpentiere fu molto spaventato. Tuttavia non osò rifiutare e poté soltanto chiedere un po’ di tempo:
«Come posso disobbedire al tuo ordine, mio signore! Ma ho bisogno di un po’ di tempo per prepararmi. Concedimi sette giorni, ti prego. Trascorso questo tempo, organizza una cerimonia di cremazione nel campo di canapa dietro la mia casa per favorire il mio viaggio. Così potrò salire fino in cielo e costruire il palazzo per il vecchio capo».
Genjia il capo ritenne ragionevole la richiesta e acconsentì di buon grado.
Quando Genjia il carpentiere se ne andò, fece qualche indagine in giro. Voleva scoprire da dove al capo fosse venuta questa idea. Alla fine scoprì che era nata da un antico documento trovato da Genjia il cameriere. Fece due più due e arrivò alla conclusione che si trattava di un malvagio complotto ordito contro di lui dal cameriere.
Tornò a casa e si consultò con la moglie.
«È successa la più assurda delle cose. Il capo vuole che vada a costruire una casa in cielo. Deve essere stato spinto con l’inganno da Genjia il cameriere. Non ho avuto il coraggio di rifiutare, ma gli ho chiesto di venire a celebrare la cerimonia di cremazione dietro la nostra casa prima di andare. Sarebbe inutile disobbedirgli adesso. Non ho che un modo per uscirne vivo. A turno, con il favore della notte, dovremo scavare dal campo fino alla nostra camera da letto un tunnel in cui poi potrai tenermi nascosto. In un anno troverò un modo per cavarmela».
La moglie fu molto scossa nell’udire questo racconto. Era piena di odio per il cameriere fino alle più intime fibre e voleva fare qualcosa per salvare il marito. E così ogni giorno, quando scendeva la notte, uno di loro a turno scavava segretamente il tunnel. Il settimo giorno lo scavo fu terminato. Sigillarono l’ingresso con una lastra di pietra e sparsero del concime su di essa, in modo che la gente non potesse notarla.
Giunse l’ottavo giorno, il giorno in cui il carpentiere doveva salire al cielo. Alla testa di una processione di vecchi e servitori e con un grande clamore di trombe e tamburi, il capo giunse per inviarcelo. I servitori prepararono un mucchio di fascine nel campo di canapa e dissero a Genjia il carpentiere di buttarsi sulle spalle gli arnesi del mestiere e di prendere in mano il suo sacchetto. Lo fecero mettere al centro del mucchio di fascine, le incendiarono e stettero a guardare il fumo che saliva “portandolo su nel cielo”.
Genjia il cameriere aveva paura che, non appena le fascine fossero state incendiate, il carpentiere avrebbe rovinato tutto gridando di terrore.
«Venite!», gridò alla folla. «Suonate le trombe e battete sui tamburi! Risate e allegria! Genjia il carpentiere sta andando in cielo a costruire un palazzo per il nostro vecchio capo. È una cosa meravigliosa!»
Genjia il capo si fece avanti per vedere. Genjia il cameriere indicò allegramente il fumo che saliva e disse:
«Guarda, padrone, il suo cavallo che si allontana. Genjia il carpentiere è sulla strada del cielo».
Il capo ne fu entusiasta.
Nel momento in cui le fascine venivano accese e il fumo cominciava a salire verso il cielo, Genjia il carpentiere sollevò la lastra di pietra e scappò attraverso il tunnel fino alla sua camera da letto.
Rimase chiuso in casa per un anno intero. La moglie si recava molto lontano per trovare latte, burro e altri cibi nutrienti per lui, e dato che non lavorava, alla fine di quell’anno era grasso e con una pelle lucida come non mai.
Nel frattempo Genjia il cameriere tentò in mille modi di sedurre la moglie del carpentiere, e lei mise in pratica mille modi più uno per evitarlo. E così fallì completamente il suo scopo.
Mentre Genjia il carpentiere stava nascosto in casa, si esercitava con diligenza nella calligrafia delle scritture buddiste. Preparò un documento scritto in stile autentico e lo conservò su di sé. Il primo anniversario della sua “ascesa al cielo” uscì e si mise nel posto esatto in cui si credeva che fosse stato bruciato, con gli stessi arnesi del mestiere sulle spalle e lo stesso sacchetto in mano. Cominciò a chiamare a gran voce:
«C’è nessuno? Sono appena tornato dal cielo!»
Sua moglie fu la prima a uscire. Finse di essere estremamente sorpresa e corse a riferire la notizia al capo.
Il capo fu molto felice nell’udire che Genjia il carpentiere era tornato. Gli diede il benvenuto come a un eroe con trombe e tamburi e lo invitò a palazzo. Voleva sapere come stava suo padre in cielo.
Quando incontrò il capo, Genjia il carpentiere disse con un tono di voce molto grave:
«Mentre gli stavo costruendo la residenza nei cieli, il vecchio capo mi ha trattato con una straordinaria gentilezza, come hai sempre fatto tu, mio padrone. Ecco perché sono così in forma! La dimora è terminata, e vedessi che splendido edificio: dieci volte più grande di qualsiasi palazzo qui sulla terra! L’unica cosa che manca è un cameriere. Il vecchio capo sente tanto la mancanza del suo vecchio e amato cameriere. Desidera moltissimo che il suo cameriere salga in cielo e si occupi della sua persona e delle sue cose. Dopo un certo tempo potrà far ritorno».
Detto questo, estrasse prontamente il documento e lo mostrò al capo, aggiungendo che era stato il vecchio capo a chiedergli di portarlo giù.
Genjia il capo lesse il documento e fu perfettamente convinto di tutta la storia. Fece subito chiamare Genjia il cameriere e gli ordinò di andare a lavorare per il vecchio capo nella sua dimora appena costruita in cielo.
Quando Genjia il cameriere vide che c’era Genjia il carpentiere con un aspetto ancora migliore di quando era “asceso al cielo” e udì la vivace descrizione del cielo fatta dal carpentiere, non seppe più cosa pensare.
“Forse”, pensò tra sé, “ho veramente qualche specie di potere magico. Ho pensato di farlo arrivare in cielo, e sembra proprio che l’abbia fatto! Forse è davvero possibile volare in cielo, e forse il vecchio capo ha veramente una dimora lassù!”
Seguì l’esempio del carpentiere e chiese sette giorni per prepararsi e la cerimonia della cremazione da tenersi nel campo di canapa dietro casa per essere inviato in cielo. Pensava che dato che Genjia il carpentiere aveva potuto tornare indietro, avrebbe potuto farlo anche lui. L’ottavo giorno, come la volta precedente, Genjia il cameriere si pose al centro delle fascine con una scatola sulle spalle e un sacchetto in mano. Come la volta precedente c’era un grande clamore di trombe e tamburi, e il capo diede l’ordine di incendiare le fascine e di inviarlo in cielo.
Ma questa volta il risultato fu un po’ diverso. Una differenza fu il fatto che quando tutto fu finito, tra le ceneri fu trovato un mucchietto di ossa carbonizzate. E un’altra differenza fu che il cameriere non fece mai più ritorno. Rimase per sempre nel cielo ad aiutare il capo a governare la sua dimora…

FINE

Testo originale in: http://www.pitt.edu/~dash/china.html#threegenjias

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