leggende – LA PANTERA

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Leggenda dalla Cina

Tradotta da Dario55

LA PANTERA – (la versione cinese di Cappuccetto Rosso)

C’era una volta una vedova che aveva due figlie e un figlio piccolo. Un giorno la madre disse alle figlie:
«Occupatevi della casa, perché sto andando a trovare la nonna, insieme al vostro fratellino!»
Le figlie le promisero che l’avrebbero fatto, e la madre si avviò. Lungo la strada una pantera la incontrò e le chiese dove stesse andando.
«Sto andando con il mio bambino a trovare mia madre», rispose lei.
«Non vuoi riposarti un po’?» chiese la pantera.
«No», disse lei, «è già tardi, e la strada per arrivare fino a dove vive mia madre è lunga».
Ma la pantera continuò a insistere, e alla fine lei cedette e si mise a sedere sul ciglio della strada.
«Ti pettinerò un po’ i capelli», disse la pantera. E la donna permise alla pantera di pettinarla. Ma mentre le passava gli artigli tra i capelli, le strappò un pezzo di pelle e lo divorò.
«Basta!» gridò la donna, «il modo in cui mi pettini i capelli mi fa male!»
Ma la pantera strappò un pezzo di pelle molto più grande. La donna voleva chiamare aiuto, ma la pantera la afferrò e la divorò. Poi si rivolse al figlioletto e uccise anche lui, indossò i vestiti della donna e mise nella cesta le ossa del bambino, che non aveva ancora divorato.
Poi andò a casa della donna, dove c’erano le due figlie, e chiamò alla porta:
«Aprite la porta, figlie! La mamma è tornata a casa!»
Ma loro guardarono attraverso una fessura della porta e dissero:
«Gli occhi di nostra madre non sono grandi come i tuoi!»
Allora la pantera disse:
«Sono stata a casa della nonna e ho visto le sue galline deporre le uova. Mi ha fatto tanto piacere, ed è per questo che i miei occhi sono diventati così grandi».
«Nostra madre non aveva macchie sul viso come quelle che hai tu».
«La nonna non aveva un letto libero, così ho dovuto dormire sui piselli, e mi si sono schiacciati in faccia».
«I piedi di nostra madre non sono grandi come i tuoi!»
«Che sciocchezze! Dipende dal fatto di aver camminato tanto. Sbrigatevi ad aprire questa porta!».
Allora le figlie si dissero l’un l’altra:
«Deve essere proprio nostra madre», e aprirono la porta.
Ma quando la pantera entrò, videro che in realtà non era la loro madre.
La sera, quando le figlie erano già a letto, la pantera stava ancora rosicchiando le ossa che aveva portato con sé.
Allora le figlie chiesero:
«Mamma, cosa stai mangiando?»
«Sto mangiando barbabietole», fu la risposta.
Allora le figlie dissero:
«Oh, madre, dai anche a noi un po’ di barbabietole! Abbiamo tanta fame!»
«No», fu la risposta, «non ve ne darò. Ora fate silenzio e andate a dormire».
Ma le figlie continuarono a supplicare, finché la falsa madre non diede loro un ditino. Allora videro che era il dito del loro fratellino e si dissero l’un l’altra:
«Dobbiamo affrettarci a scappare, altrimenti mangerà anche noi».
E così uscirono di corsa dalla porta, si arrampicarono su un albero del cortile e chiamarono la falsa madre:
«Vieni fuori! Possiamo vedere il figlio del vicino che festeggia il suo matrimonio!». Ma era notte fonda.
Allora la falsa madre uscì e quando vide che erano sedute sull’albero, gridò con rabbia:
«Perché non sono capace di arrampicarmi?»
Le figlie dissero:
«Entra in una cesta e lanciaci la corda, e ti tireremo su!»
La falsa madre fece come avevano detto. Ma quando la cesta fu a metà strada, cominciarono a farla oscillare avanti e indietro e a sbatterla contro l’albero. Allora la falsa madre dovette trasformarsi di nuovo in pantera, per non cadere. Saltò fuori dalla cesta e scappò via.

A poco a poco si fece giorno. Le ragazze scesero, sedettero sulla porta di casa e piansero la madre.
Passò un venditore di aghi e chiese loro perché piangessero.
«Una pantera ha divorato nostra madre e nostro fratello», dissero le ragazze. «Ora se n’è andata, ma sicuramente tornerà e divorerà anche noi».
Allora il venditore diede loro alcuni degli aghi che vendeva e disse:
«Infilate questi aghi nel cuscino della poltrona, con le punte verso l’alto».
Le ragazze lo ringraziarono continuando a piangere.
Poco dopo passò un cacciatore di scorpioni e chiese loro perché piangessero. «Una pantera ha divorato nostra madre e nostro fratello», dissero le ragazze. «Ora se n’è andata, ma sicuramente tornerà e divorerà anche noi».
L’uomo diede loro uno scorpione e disse:
«Mettetelo dietro il focolare in cucina».
Le ragazze lo ringraziarono continuando a piangere.
Poi passò un venditore di uova e chiese loro perché piangessero.
«Una pantera ha divorato nostra madre e nostro fratello», dissero le ragazze. «Ora se n’è andata, ma sicuramente tornerà e divorerà anche noi».
Allora il venditore diede loro un uovo e disse:
«Posatelo sotto la cenere del focolare».
Le ragazze lo ringraziarono continuando a piangere.
Poi passò un commerciante di tartarughe, e le ragazze gli raccontarono la loro storia. Lui diede loro una tartaruga e disse:
«Mettetela nel barile dell’acqua in cortile».
Poi passò un uomo che vendeva mazze di legno. Chiese loro perché stavano piangendo. E loro gli raccontarono tutta la storia. Allora lui diede loro due mazze di legno e disse:
«Appendetele sopra la porta che dà sulla strada».
Le ragazze lo ringraziarono e fecero come l’uomo aveva detto loro.
La sera la pantera fece ritorno a casa e si sedette sulla poltrona della stanza. Allora gli aghi del cuscino le si conficcarono nel corpo. Lei corse in cucina per accendere il fuoco e vedere cosa l’avesse trafitta così, e fu allora che lo scorpione infilo il pungiglione nella sua zampa. E quando infine il fuoco fu acceso, l’uovo scoppiò e le schizzò in uno degli occhi, che rimase accecato. Allora corse fuori nel cortile e immerse la zampa nel barile dell’acqua, per raffreddarla, e la tartaruga gliela staccò con un morso. E quando, in preda al dolore, uscì dalla porta sulla strada, le mazze di legno le caddero sulla testa e fu la sua fine.


NOTE

Testo originale in:
http://zeluna.net/chinese-fairytales-thepanther.html

Immagine in:
https://www.pookpress.co.uk/the-panther-chinese-little-red-riding-hood/

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