Leggende Orientali – LA GROTTA DELL’EREMITA

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Leggenda dal Giappone

Tradotta da Dario55

LA GROTTA DELL’EREMITA

Molti anni or sono vivevano nel villaggio di Nomugi, nella provincia di Hida (飛騨国), attualmente a nord della prefettura di Gifu, un vecchio agricoltore di nome Jinnai e la moglie. Avevano una figlia che letteralmente adoravano. Si chiamava Yuka. Aveva sette anni ed era una bambina stupenda. Disgraziatamente proprio a questa età le capitò qualcosa alla gamba che andò sempre peggiorando fino a quando l’arto si deformò. O Yuka non provava dolore, ma i genitori erano molto preoccupati. Dottori, medicine e i consigli di molti amici non giovarono alla gamba di Yuka.
“Quanto sarà dura per lei in futuro”, pensavano la mamma e il papà. “Già ora per lei è difficile avere una gamba deforme quando gioca con gli altri bambini”.
Non essendoci modo di aiutarla, Yuka e i genitori erano costretti a fare del loro meglio. In ogni caso Yuka non era l’unica persona handicappata del villaggio. C’erano anche altri casi. Uno dei compagni di gioco di Yuka, Tarako, era nato cieco e un altro, Rinkichi, era così sordo che poteva tenere l’orecchio attaccato alla campana del tempio mentre gli altri bambini la facevano suonare e non udiva il suono malgrado sentisse la vibrazione. Questi due non stavano certo meglio di Yuka, e alla fine i genitori della bambina cominciarono a rassegnarsi, tanto più che la bambina giocava spensierata e sembrava perfettamente felice.
Il villaggio di Nomugi si trovava ai piedi della grande montagna Norikuradake, alta più di 3000 metri, in un territorio selvaggio di origine vulcanica.
Ogni giorno molti bambini di Nomugi avevano l’abitudine di andare a giocare sugli argini erbosi di una diga all’estremità del villaggio. Gettavano sassi nell’acqua, pescavano, andavano in barca e raccoglievano fiori. La diga era una specie di club per i bambini. Si fermavano lì dalla mattina alla sera portandosi del riso da mangiare.
Un giorno, mentre giocavano in questo modo, furono sorpresi da un vecchio con una lunga barba bianca che si avvicinò a loro. Proveniva dalla direzione della montagna. Tutti smisero di giocare per guardarlo. Il vecchio arrivò in mezzo a loro e, dando loro dei buffetti sulla testa, diventò presto loro amico. Saputo della gamba malata di Yuka, disse:
«Vieni qui! Come mai? I tuoi genitori non hanno provato a curarti?»
La piccola Yuka rispose che lo avevano fatto, ma non erano riusciti a ottenere nulla. Il vecchio la fece sdraiare sull’erba e cominciò a manipolare la gamba, tirandola da una parte e dall’altra e a frizionarla con una medicina rossa che aveva estratto da un astuccio. Poi il vecchio lavorò su Tarako, il ragazzo cieco, e su Rinkichi, quello sordo.
«E ora, bambini», disse, «voi tutti amate i vostri papa e le vostre mamme, e per loro sarà una grande gioia vedere che siete guariti dai vostri mali. Adesso non state ancora bene, ma se farete quello che vi dico, sarete guariti in tre o quattro giorni, non di più. Non dovete dire a nessuno che mi avete visto fino a quando vi dirò io che potete farlo, dopo che sarete guariti. Domani verrete a trovarmi alla roccia piatta sotto la caverna sul monte Norikuradake. Conoscete il posto. Bene, arrivederci a domani e se vedrò che avete fatto come vi ho detto, vi farò divertire mostrandovi alcuni strani trucchi».
Poi si avviò lentamente nella direzione da cui era arrivato.
I bambini continuarono a giocare pensando: “Che vecchio simpatico!” E, strano a dirsi, O Yuka, camminando verso casa, sentiva che la gamba funzionava meglio.
Ai bambini giapponesi si presta pochissima attenzione. Sono quasi sempre buoni e beneducati, dei veri piccoli adulti, e così mangiarono la loro cena e andarono a dormire senza raccontare nulla dei divertimenti della giornata o dello strano vecchio.
Il giorno dopo si recarono alla roccia piatta. Dato che il tempo era piovoso, si erano avviati tardi. ma trovarono lo stesso il vecchio che, pur non avendo tempo di giocare con loro e di mostrare i trucchi che aveva promesso, si occupò comunque della gamba di Yuka e del ragazzo sordo e di quello cieco.
«Adesso andate a casa», disse, «e tornate qui domani. Intanto che arriverete a casa, la gamba di Yuka sarà guarita, Tarako potrà vedere e Rinkichi potrà sentire, e sono sicuro che i vostri genitori saranno felici. Domani, se fa bel tempo, venite più presto, e vi divertirete moltissimo».
Ancora prima che arrivassero a casa, tutto quello che aveva detto il vecchio si avverò. I tre bambini erano guariti. La gente del villaggio e i genitori furono tutti felici, ma restava un mistero come il vecchio ci fosse riuscito.
«Se fa ritorno alle montagne come dicono i bambini, deve vivere nella caverna», disse uno. «Deve essere un Sennin», disse un altro. «Si racconta che il più famoso dei sacerdoti, Kukai-Shonin, che fondò il sacro tempio sul monte Koyasan, nella provincia di Kii, era capace di praticare ai bambini queste cure miracolose», aggiunse un altro.
Ma nonostante tutte le chiacchiere e le supposizioni, nessuno fu capace di spiegare come fosse possibile dare la vista a un ragazzo che era nato cieco. Alla fine uno suggerì che il giorno dopo due o tre seguissero segretamente i bambini: stando nascosti avrebbero potuto vedere cosa succedeva. Questo piano fu considerato ottimo e accettato.
Il mattino dopo una trentina di bambini si misero in cammino alle prime luci dell’alba, seguiti senza che lo sapessero da due uomini del villaggio.
Quando i bambini arrivarono alla roccia piatta (che si dice fosse larga nientemeno che mille stuoie giapponesi di 180×90 centimetri) trovarono il vecchio seduto a una delle estremità. I due uomini che li avevano seguiti si nascosero dietro alcuni bei cespugli di azalea.

Il vecchio eremita intrattiene i bambini

Non appena il vecchio vide i bambini, si alzò in piedi, quindi si avvicinò e chiese ai tre che aveva curato come si sentivano e se i genitori erano stati contenti. Tarako era forse il più felice dei tre, perché prima di allora non aveva mai visto il mondo e nemmeno i suoi genitori.
«E adesso, bambini, voi siete venuti qui a trovarmi, e io vi farò divertire!»
Così dicendo il vecchio prese dei rametti secchi e, soffiando alle loro estremità, li fece diventare rami di ciliegio fioriti, fiori di pruno e di pesco, e offrì un ramo a ciascuna ragazza. Poi prese una pietra, la lanciò in aria e… hop! la pietra si trasformò in una colomba. Un’altra diventò un falco o qualunque altro uccello di cui un ragazzo pronunciasse il nome.
«E ora», disse il vecchio, «vi mostrerò degli animali che vi faranno ridere».
Pronunciò alcune formule magiche e delle scimmie saltarono sulla roccia piatta e cominciarono a lottare tra loro. I bambini applaudirono deliziati. Ma uno dei due uomini esclamò meravigliato:
«Chi sarà mai questo mago? Solo un mago può fare certe cose!»
Il venerabile vecchio lo udì e, guardandosi prudentemente intorno, disse:
«Bambini, per oggi non posso più eseguire dei trucchi. La mia magia se n’è andata. Torno a casa, ed è meglio che voi torniate a casa vostra. Addio».
Così dicendo, il vecchio s’inchinò davanti a loro e prese la via della montagna dirigendosi verso la caverna.
I due uomini uscirono dal nascondiglio e, insieme ai bambini, cercarono di seguirlo. Malgrado l’età avanzata il vecchio era più agile di loro sulle rocce, ma tuttavia arrivarono abbastanza avanti per vederlo entrare nella caverna. Pochi minuti dopo la raggiunsero e si piegarono per guardare. L’entrata era circondata da fiori profumati, ma non ebbero il coraggio di avventurarsi in quelle oscure profondità.
Improvvisamente O Yuka indicò verso l’alto gridando:
«C’è il vecchio!»
Tutti guardarono in su: in piedi su una nuvola c’era il vecchio, proprio sopra la cima della montagna.
«Adesso è tutto chiaro!» esclamò uno degli uomini, «È il famoso eremita del monte Norikuradake».
S’inchinarono profondamente e tornarono a casa per riferire alla gente del villaggio ciò che avevano visto.
Raccolsero dei soldi tra la popolazione e costruirono un piccolo tempio all’interno della caverna che chiamarono “Tempio Sendokutsu”, che significa “Il tempio del Sennin”.

FINE

Immagine e testo originale in: http://www.sacred-texts.com/shi/atfj/atfj32.htm

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