leggende Orientali – IL SACRO CILIEGIO DEL TEMPIO DI MUSUBI-NO-KAMI

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Leggenda dal Giappone

Tradotta da Dario55

Il sacro ciliegio del tempio di Musubi-no-Kami

Nella provincia di Mimasaka, oggi nella prefettura di Okayama, c’era una piccola città di nome Kagami. Nelle fondamenta del tempio c’era un tempietto che si trovava lì da molte centinaia di anni ed era dedicato a Musubi-no-Kami, il dio dell’amore. Non lontano da lì c’era uno splendido vecchio ciliegio che era stato chiamato Kanzakura, cioè Vecchio Ciliegio, e in onore di quell’albero era stato costruito appunto il tempietto al Dio dell’Amore.
Molto tempo prima, quando il villaggio di Kagami era molto più piccolo che attualmente, aveva un capo di nome Sodayu. Sodayu era uno di quegli uomini che non di rado s’incontrano in molti villaggi giapponesi il quale senza lavorare troppo era riuscito ad avere molto successo ed era diventato molto più ricco di tutti gli altri. Aveva acquistato e venduto terreni coltivati, incassando commissioni su entrambe le operazioni, e così, prima di raggiungere la maggiore età, era diventato ricco.
Sodayu era vedovo, ma aveva una figlia di diciassette anni a cui era molto affezionato. Si chiamava Hanano, e Sodayu pensava che fosse ormai arrivato il momento di trovarle un marito che lei potesse amare. Perciò la fece chiamare e le disse:
«È venuto il momento, mia adorata figlia, in cui è mio dovere trovare un marito adatto a te. Quando l’avrò fatto, tu, ne sono certa, lo accetterai, perché sarà tuo dovere sposarlo».
Naturalmente O Hanano s’inchinò manifestando la sua disponibilità a fare ciò che il padre avesse deciso; ma nello stesso tempo confidò alla fidata cameriera Yuka la sua preoccupazione di essere sposata a un uomo che non avrebbe potuto amare.
«Che posso fare, cosa mi consiglieresti di fare, cara O Yuka? Prova a pensare come aiutarmi ad avere un uomo che possa amare. Deve essere un uomo di bell’aspetto e di non più di ventidue anni».
O Yuka rispose che il consiglio richiesto era difficile da dare, ma che c’era una cosa che si poteva fare:
«Puoi recarti al tempio e pregare sull’altare di Musubi-no-Kami, il dio dell’amore. Pregalo che lo sposo che tuo padre troverà sia bello e come il tuo cuore lo desidera. Si dice che se si prega a questo altare per ventun giorni di seguito, si ottiene l’amante che si desidera».
L’idea piacque a O Hanano, e quello stesso pomeriggio, accompagnata da Yuka, si recò a pregare all’altare di Musubi-no-Kami. Giorno dopo giorno continuarono a pregare, fino a quando giunse il ventesimo giorno, e infine l’ultimo. Avevano finito di pregare e si stavano allontanando sulla strada che porta al tempio e passa accanto al grande ciliegio, quando videro in piedi accanto al suo tronco un giovane di circa venti o ventun anni. Era di bell’aspetto, con un viso pallido e occhi espressivi. Nella mano teneva un ramo di ciliegio in fiore. Rivolse ad Hanano un gradevole sorriso che lei ricambiò, poi, inchinatosi, si fece avanti e con un sorriso le fece omaggio del ramo fiorito. Hanano arrossì e prese i fiori. Il giovane s’inchinò nuovamente e si allontanò; lo stesso fece Hanano, il cui cuore batteva forte e si sentiva molto felice, perché pensava che quel giovane doveva essere quello mandato dal dio dell’amore in risposta alle sue preghiere.

– Hanano San riceve dal giovane il ramo di ciliegio –

«Ma certo che è lui», disse a O Yuka. «Questo è il ventunesimo giorno e completa il ciclo di preghiera di cui hai parlato. Non sono fortunata? E lui non è bello? Credo che un giovane più bello non si sia mai visto. Spero che non debba andarsene tanto presto».
Così chiacchierava allegramente O Hanano con la cameriera sulla via del ritorno, impaziente di arrivare a casa, dove la prima cosa che fece fu di mettere il ramo fiorito in un vaso nella propria stanza.
«O Yuka!», chiamò poi. «Adesso vai e scopri tutto quello che puoi su quel giovane, ma per ora non dire niente a mio padre. Sicuramente non è il marito che ha scelto per me, ma non posso amare nessun altro, qualunque cosa succeda, e stando così le cose devo amarlo in segreto. Vai ora, mia cara Yuka. Scopri tutto quello che puoi e mi dimostrerai di essere cara e fedele quanto mai fino ad ora».
E la fedele cameriera partì per svolgere l’incarico che la giovane padrona le aveva affidato.
O Yuka non riuscì a scoprire nulla del giovane che avevano visto sotto il ciliegio sacro, ma venne a sapere che nel villaggio c’era un altro giovane che si era profondamente innamorato della sua padrona e, quando il padre di O Hanano udì ciò, visto che stava cercando un marito adatto, decise che di convocarlo per il giorno seguente. Il nome del giovane era Tokunosuke. Era un ragazzo di buona famiglia e possedeva un discreto patrimonio, ma il suo aspetto non era nemmeno lontanamente paragonabile a quello del giovane che aveva offerto il ramo di ciliegio ad Hanano. Ritenendo di avere scoperto abbastanza, Yuka tornò dalla giovane padrona e riferì.
Il giorno dopo, al mattino presto, Tokunosuke si presentò all’appuntamento con il padre di Hanano. Hanano fu chiamata per servire il tè e vide il giovane. Tokunosuke fu rigorosamente formale e cortese con lei, e non appena se ne fu andato il padre le disse che quello era il giovane che aveva scelto perché fosse suo marito.
«È un ottimo partito sotto ogni punto di vista», aggiunse. «Ha un patrimonio. Suo padre è mio amico, e lui è segretamente innamorato di te da alcuni mesi. Non potresti desiderare niente di meglio».
O Hanano non rispose, ma scoppiò a piangere e abbandonò la stanza; allora il padre chiamò Yuka.
«Ho trovato un bel giovane, un ottimo partito per la tua padrona», disse Sodayu; «ma lei, invece di mostrarsi lieta e riconoscente, è fuggita dalla stanza piangendo. Puoi spiegarmene il motivo? Son certo che conosci i suoi segreti. Ha uno spasimante di cui ignoro l’esistenza?»
O Yuka non era pronta a sostenere la collera del padre della sua padrona e pensò che in quel caso particolare dire la verità sarebbe stata la cosa migliore da fare nell’interesse di Hanano. E così raccontò tutta la storia fedelmente e nei particolari. Sodayu la ringraziò e chiamò di nuovo la figlia, dicendole che doveva presentargli il suo innamorato o permettere a Tokunosuke di chiedere la sua mano e di corteggiarla. Il mattino seguente Tokunosuke chiese la sua mano, ma Hanano gli disse con le lacrime agli occhi che non poteva amarlo perché amava un altro il cui nome neppure lei conosceva.
“Questa è davvero una strana notizia”, disse tra sé Tokunosuke. “Non è affatto onorevole amare un uomo del quale non conosce il nome!”
E con un leggero inchino lasciò la casa, deciso a scoprire chi fosse il suo rivale senza nome, anche a costo di travestirsi e di seguire Hanano per riuscirci.
Quello stesso pomeriggio Hanano e Yuka si recarono a pregare come al solito e, sulla via del ritorno, ritrovarono il bel giovane in piedi sotto il ciliegio, e di nuovo lui si fece avanti e con un sorriso porse ad Hanano un ramo fiorito; ma di nuovo neppure una parola uscì dalle loro labbra, e fu chiaro a Tokunosuke (che se ne stava nascosto dietro alcuni lampioni di pietra) che non potevano essersi conosciuti da molto tempo.
Dopo pochi istanti si inchinarono e si separarono. O Hanano e la cameriera continuarono ad allontanarsi dal tempio, mentre il giovane sotto il ciliegio guardava verso di loro.
A questo punto Tokunosuke era pazzo di gelosia. Uscì dal suo nascondiglio e si rivolse al giovane sotto il ciliegio con un tono brusco e sgarbato.
«Chi diavolo sei, dannato mascalzone? Dimmi il tuo nome e dove abiti! E dimmi come osi tentare di farti amare dalla bella O Hanano San!»
Stava per afferrare il nemico per un braccio, quando questi balzò improvvisamente di un passo all’indietro e, prima che Tokunosuke avesse il tempo di afferrarlo, un improvviso colpo di vento soffiò via dal ciliegio una fitta nube di fiori. I fiori caddero così fitti e inaspettati che Tokunosuke ne fu accecato per qualche istante. Quando fu di nuovo in grado di vedere, il bel giovane era sparito, ma dall’interno del ciliegio proveniva uno strano suono lamentoso, mentre uno dei sacerdoti del tempio si precipitò infuriato contro di lui gridando:
«Ah! Tu infame sacrilego! Cosa stai cercando di fare? Non sai che questo ciliegio è qui da centinaia di anni? È un albero sacro, e contiene uno spirito divino che talvolta esce assumendo la forma di un giovane. È lui che hai tentato di afferrare con la tua mano sudicia e profana. Vattene e non osare mai più mettere piede in questo tempio!»
Tokunosuke non aveva certo bisogno di incoraggiamenti. Girò sui tacchi e cominciò a correre, corse dritto filato a casa di Sodayu e gli raccontò quello che aveva visto e che gli era capitato, senza omettere alcun particolare, nemmeno gli appellativi con cui il sacerdote lo aveva apostrofato.
«Forse adesso tua figlia acconsentirà a sposarmi», disse alla fine. «Non può sposare uno spirito divino!»
Fu chiamata O Hanano, e lui ripeté la storia. La ragazza fu profondamente turbata quando apprese che il volto a cui aveva donato il suo cuore era quello di uno spirito.
«Quale peccato ho commesso!», disse piangendo. «Mi sono innamorata di un dio!»
E corse fuori per andare a implorare perdono al tempio. Pregò il dio a lungo e con fervore perché la perdonasse. Decise di dedicare al tempio il resto della sua vita, ottenendo il permesso del padre quando rifiutò di sposarsi. Poi chiese il permesso di vivere nel tempio e divenne una delle sue guardiane. Si rasò il capo, indosso una tunica di lino bianco e i pantaloni cremisi che simboleggiavano il fatto che non faceva più parte del mondo. O Hanano trascorse in preghiera al tempio il resto della sua vita.
Quel tempio esiste ancora. È molto probabile che un giorno un altro albero di ciliegio sia piantato accanto a quello che già vi cresce.

FINE

Testo originale e illustrazione in:
http://www.sacred-texts.com/shi/atfj/atfj35.htm

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