leggende orientali – IL CUORE DI CRISTALLO

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Leggenda vietnamita

Tradotta da Dario55

Il cuore di cristallo

cristallo cuoreMolto tempo fa, in un palazzo sul Sông Hồng (Fiume Rosso), viveva un grande mandarino con sua figlia, Mi Nuong.
Come altre giovani donne del suo rango, Mi Nuong era tenuta in casa, lontano dagli occhi degli ammiratori. Passava la maggior parte del tempo nella sua stanza in cima a una torre. Qui sedeva su un divano presso una finestra a forma di luna, leggendo o ricamando, conversando con la sua cameriera e guardando spesso fuori verso il giardino e il fiume.
Un giorno, mentre sedeva come al solito, una canzone aleggiò verso di lei da lontano, cantata da una voce dolce e profonda. Guardò fuori e vide una barca da pesca che si avvicinava lungo il fiume.
«Lo senti?» chiese alla cameriera. «Come canta bene!»
Ascoltò di nuovo, mentre la voce si avvicinava.

Il mio amore è come un fiore nella brezza.
Il mio amore è come un raggio di luna sulle onde.

«Deve essere giovane e molto bello», disse Mi Nuong. Fu improvvisamente scossa da brividi. «Forse sa che sono qui e canta proprio per me!»
Gli occhi della cameriera si illuminarono.
«Mia signora, forse è il figlio di un mandarino travestito, l’uomo che sei destinata a sposare!»
Mi Nuong sentì il rossore salirle al viso e l’emozione stringerle il cuore. Cercò di cogliere i lineamenti dell’uomo, ma era troppo lontano per vedere bene. La barca e il canto scivolarono lentamente su per il fiume e scomparvero.
«Sì», disse a bassa voce. «Forse è lui».
Per tutto il giorno Mi Nuong aspettò vicino alla finestra nella speranza di udire di nuovo l’uomo che cantava. Il giorno dopo aspettò ancora, e ancora il giorno successivo. Ma la voce non tornò.
«Perché non viene?» chiese triste alla cameriera.
Man mano che i giorni passavano, Mi Nuong diventava sempre più pallida e debole. Alla fine si stese sul letto e vi rimase.
Il mandarino andò da lei.
«Figlia mia, cosa c’è che non va?»
«Niente, padre», rispose lei con un filo di voce.
Il mandarino mandò a chiamare il medico. Ma dopo aver visitato Mi Nuong, il medico disse:
«Non riesco a trovare malattie. E senza una malattia non posso prescrivere nessuna cura».
Le settimane passavano, ma Mi Nuong non migliorava. Allora un giorno la sua cameriera si recò alla presenza del mandarino.
«Mio signore, io so cosa provoca il male di tua figlia. Mi Nuong è malata d’amore. Per curarla, devi trovare il bel giovane che canta quesa canzone».
E la cantò per lui.
«Sarà fatto», disse il mandarino e mandò subito un messaggero. Giorni dopo il messaggero fece ritorno.
«Mio signore, in nessuna nobile casa di questa provincia c’è un giovane che conosca la canzone. Ma in un villaggio qui vicino ho trovato un uomo che la canta, un pescatore di nome Truong Chi. L’ho condotto da te a palazzo».
«Un pescatore?» disse incredulo il mandarino. «Voglio vederlo».
Il messaggero lo condusse alla sua presenza. Il pescatore si sentiva a disagio, i suoi occhi vagavano tutto intorno alla sala dall’arredamento sfarzoso.
Per un attimo il mandarino fu troppo sbalordito per riuscire a parlare. L’uomo non era giovane e neppure bello. I vestiti erano cenciosi e puzzava di pesce. “Non è assolutamente adatto per mia figlia!” pensò il mandarino. “In un modo o nell’altro dovrà rendersene conto”.
Ordinò al messaggero:
«Accompagna il pescatore alla porta di mia figlia e fagli cantare la sua canzone».
Poco dopo Truong Chi era in piedi preoccupato fuori della stanza della giovane. Non riusciva a capire perché lo avevano portato da lei. Cosa potevano volere? Era solo un pescatore, l’unica cosa che sapeva era il modo per vivere onestamente. Non aveva mai fatto del male a nessuno, mai compiuto azioni malvage!
A un segnale del messaggero, cominciò a cantare nervosamente.

Il mio amore è come un fiore nella brezza.
Il mio amore è come un raggio di luna sulle onde.

Nella stanza dietro la porta gli occhi di Mi Nuong si aprirono di colpo.
«È lui!» gridò alla cameriera. «Come è possibile? Presto, presto, aiutami a vestirmi!»
Mi Nuong saltò fuori dal letto. Non si era mai vestita, perttinata e truccata così in fretta prima di allora. Nel tempo in cui la canzone arrivò alla fine il suo aspetto era diventato simile a una visione divina vestita di abiti fluttuanti.
«Adesso apri la porta!» disse, cercando di calmare il cuore che le batteva selvaggiamente. Si sforzò di assumere un atteggiamento sottomesso, abbassando gli occhi come si addice a una ragazza modesta.
Nel momento in cui la porta si aprì, Truong Chi indietreggio, non sapendo cosa doveva attendersi. Poi improvvisamente si vide davanti agli occhi la più grande bellezza che avesse mai visto. Il suo cuore diede un balzo, e in quello stesso istante si innamorò profondamente, perdutamente e senza speranza.
Mi Nuong non riuscì ad aspettare un attimo di più. Sollevò gli occhi per guardare il suo amato. E in quel momento gli occhi le si spalancarono e scoppiò a ridere.
Il figlio di un mandarino? L’amore della sua vita? Diamine, non era altro che un pescatore come tanti altri! Era stata terribilmente ingenua e sciocca!
In preda alla più pazza ilarità, girò la testa e sussurrò alla cameriera:
«Chiudi la porta».
La porta sbatté in faccia a Truong Chi. Lui rimase di ghiaccio, con la risata della ragazza che gli risuonava nelle orecchie. Sentiva il cuore diventargli sempre più duro e freddo.
Truong Chi fu rimandato a casa. Ma non riuscì a continuare come prima. Faceva fatica a mangiare e a dormire, diventava sempre più pallido e malato. Non gli importava più di vivere o morire.
E fu così che morì.
I paesani lo trovarono sulla stuoia nella sua capanna. Sul suo petto c’era un grande cristallo.
«Questo cos’è?» chiese un uomo.
«È il suo cuore», disse una vecchia sapiente. «La risata della figlia del mandarino lo ha ferito troppo profondamente, si è indurito per non soffrire più».
«Cosa ne dobbiamo fare?» chiese una ragazza. «È veramente stupendo. Come una delle sue canzoni!»
«Possiamo metterlo nella sua barca», disse un altro giovane, «e farlo navigare verso il mare».
Al tramonto misero il cristallo nella barca del pescartore. Poi la staccarono dall’ormeggio e la osservarono addolorati scendere lungo il fiume e scomparire alla vista.
Ma la barca non scese fino al mare. Arrivò alla spiaggia presso il palazzo del mandarino. E fu così che il mandarino la trovò al sorgere del sole, mentre passeggiava lungo la riva.
«Cosa abbiamo qui?» disse avvicinandosi per prendere il cristallo. Lo sollevò tra le mani, esaminandolo e ammirandolo. «Che dono meraviglioso mi ha portato il fiume!»
Qualche giorno dopo, visto che nessuno era venuto a richiederlo, il mandarino lo consegnò a un abile tornitore perché lo trasformasse in una tazza da tè. Una sera portò la tazza nella stanza di Mi Nuong.
«Un dono per la mia amata figlia», disse.
«Oh, padre, com’è bella! Non vedo l’ora di usarla per berci!»
Quando il mandarino se ne andò, disse alla cameriera:
«È tardi, puoi andare a dormire. Ma prima fammi un po’ di tè, così potrò berlo dalla mia tazza».
La cameriera obbedì, poi se ne andò. Mi Nuong versò il tè, spense le candele sul tavolo e portò la tazza al suo divano sotto la finestra. La luna piena splendeva nella stanza, e guardando fuori vide la luce lunare giocare sul fiume. Il profumo dei fiori saliva dal giardino.
Mi Nuong sollevò la tazza verso le labbra. Ma quando stava per bere gridò di sorpresa e di paura. Lasciò cadere velocemente la tazza sul divano.
Sulla superficie del tè c’era il viso di Truong Chi che la guardava con occhi pieni di amore. E subito la sua dolce canzone riempì la stanza, familiare ma un po’ cambiata.

Mi Nuong è come un fiore nella brezza.
Mi Nuong è come un raggio di luna sulle onde.

E Mi Nuong ricordò quegli occhi che aveva visto per un attimo attraverso la porta aperta, e ricordò la sua risata.
«Cosa ho mai fatto? Sono stata così crudele! Non pensavo di ferirti. Non sapevo… Mi dispiace. Mi dispiace moltissimo!»
Gli occhi le si riempirono di lacrime. Una lacrima cadde nella tazza.
Era sufficiente. Il cristallo si sciolse liberandolo spirito di Truong Chi. Allora Mi Nuong udì la canzone per l’ultima volta fluttuare sopra il fiume.

Mi Nuong è come un fiore nella brezza.
Mi Nuong è come un raggio di luna sulle onde.

«Addio», disse piano Mi Nuong. «Addio».

* * *

Pochi mesi dopo Mi Nuong fu data in sposa al figlio di un grande mandarino. Era giovane e bello, e lei sentiva che i suoi sogni si erano avverati.
Ma ancora adesso, guardando su un giardino diverso e su una vista diversa del fiume, spesso udiva il canto del pescatore aleggiare leggero nel suo cuore.


NOTE

Testo originale in:
http://www.aaronshep.com/stories/050.html

Immagine in:
http://www.goodreads.com/book/show/379326.The_Crystal_Heart

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