leggende orientali – ALLA RICERCA DEL MARITO SULLA GRANDE MURAGLIA
Racconto popolare Han (Cina)
Tradotta da Dario55
ALLA RICERCA DEL MARITO SULLA GRANDE MURAGLIA
Nel 221 a.C. il regno di Ch’in unificò i “regni combattenti”, e il suo re Shih Huang-ti si dichiarò primo imperatore. Questo imperatore si comportò in modo molto crudele con i sudditi, obbligando gente di ogni parte del paese a venire a costruire la Grande Muraglia per proteggere il suo impero. Il lavoro non si fermava mai, né di giorno né di notte, con la gente che trasportava pesanti carichi di terra e mattoni sotto le fruste, le percosse e le imprecazioni dei sovrintendenti. Ricevevano pochissimo cibo, e i vestiti che indossavano erano logori. Quindi non fa meraviglia se un gran numero di loro ogni giorno moriva.
Tra coloro che erano stati costretti a lavorare alla costruzione della Grande Muraglia dell’imperatore Shih Huang-ti c’era un giovane di nome Wan Hsi-liang. Questo Wan Hsi-liang aveva una moglie bella e virtuosa che si chiamava Meng Chiang-nu. Per moltissimo tempo da quando il marito era stato obbligato a lasciarla, Meng Chiang-nu non aveva più avuto notizie di lui e la rattristava il pensiero che stesse soffrendo lavorando duramente per quel maledetto imperatore. Il suo odio per quel malvagio governante cresceva in fretta insieme al desiderio di avere di nuovo il marito al suo fianco. Una primavera, quando i fiori erano sbocciati e gli alberi mettevano le gemme, l’erba era di un verde lussureggiante e le rondini volavano a coppie nel cielo, la sua tristezza mentre passeggiava nei campi le sembrò ancora più profonda e quindi cantò:
A marzo il pesco è vestito di fiori;
Le rondini a coppie fanno il lor nido.
A due a due volano gaie….
Quanto son triste lasciata sola!
Ma neanche quando venne l’autunno arrivarono notizie di Wan Hsi-liang. Correva voce che la costruzione della Grande Muraglia stesse procedendo da qualche parte in direzione nord, dove faceva così freddo che difficilmente qualcuno avrebbe avuto il coraggio di tirar fuori una mano da una manica. Quando Meng Chiang-nu udì questo, si affrettò a preparare degli abiti imbottiti di cotone e delle scarpe per il marito. Ma chi avrebbe potuto portargliele, se la Grande Muraglia era così lontana? Dopo aver meditato a lungo sulla faccenda, alla fine decise che avrebbe portato lei stessa gli abiti e le scarpe a Wan Hsi-liang.
Quando partì faceva molto freddo. Le foglie erano cadute dagli alberi e, dato che il raccolto era terminato, i campi erano vuoti e tristemente abbandonati. Mentre camminava senza compagnia, Meng Chiang-nu si sentiva molto sola, soprattutto perché non si era mai allontanata da casa per tutta la vita, non sapeva la strada e ogni tanto doveva chiedere informazioni.
Una sera non riuscì a raggiungere una città verso cui stava andando e così si sistemò per la notte dentro un piccolo tempio in un bosco vicino alla strada. Dato che aveva camminato tutto il giorno, era molto stanca e si addormentò appena appoggiò la testa su una lastra di pietra. Sognò che il marito stava venendo verso di lei e fu avvolta da una sensazione di grande felicità. Ma poi le disse di essere morto, e lei pianse amaramente. Quando si svegliò il mattino dopo, era oppressa da dubbi e tristezza nel ricordare questo sogno. Maledicendo l’imperatore che aveva separato tante famiglie, Meng Chiang-nu continuò il suo cammino.
Un giorno arrivò a una piccola locanda a lato della strada collinosa. La locanda era gestita da una vecchia che, non appena vide il viso accaldato e i vestiti polverosi di Meng Chiang-nu, chiese dove stava andando. Quando Meng Chiang-nu glielo disse, ne fu profondamente commossa.
«Ahimé!» sospirò, «la Grande Muraglia è lontanissima da qui, ci sono montagne da superare davanti a te. Come può riuscirci una debole giovane?»
Ma Meng Chiang-nu disse alla vecchia di essere decisa a portare le scarpe e i vestiti al marito, qualunque fosse la difficoltà. La vecchia fu molto colpita dalla forza di volontà della giovane tanto che si preoccupò della sua sicurezza. Il giorno dopo accompagnò per un tratto Meng Chiang-nu per dimostrarle la sua simpatia.
E così Meng Chiang-nu camminò e camminò, fino a quando un giorno giunse a una valle profonda tra le montagne. Il cielo era coperto di nuvole grigie, soffiava un forte vento che raffreddava l’aria. Camminò molto a lungo attraverso la valle, senza però incontrare neppure una casa. Tutto ciò che riusciva a vedere erano erbacce, rovi e pietre. Si stava facendo così buio, che non riusciva più a vedere la strada. Ai piedi dei monti c’era un fiume che scorreva con acque dal colore torbido. Dove poteva andare? Dato che era allo stremo delle forze, decise di trascorrere la notte in una macchia di cespugli. Non avendo mangiato niente per tutto il giorno, rabbrividiva violentemente per il freddo. Pensando a come il marito doveva soffrire per questo tempo gelido, il suo cuore si stringeva per il dolore. Quando Meng Chiang-nu riaprì gli occhi il mattino dopo, trovò con sorpresa l’intera valle e il suo stesso corpo ricoperti da una coltre di neve. Come avrebbe potuto continuare il viaggio?
Mentre era ancora incerta sul da farsi, improvvisamente un corvo si posò davanti a lei. Gracchiò due volte e volò a breve distanza, poi si posò di nuovo di fronte a lei e di nuovo gracchiò due volte. Meng Chiang-nu capì che l’uccello la stava invitando a seguirlo, per cui riprese il cammino, un po’ confortata per la compagnia di quella piccola creatura, e cominciò a cantare mentre camminava:
Fitta e veloce, in vortici turbina la neve invernale all’intorno:
Io, Meng Chiang-nu, cammino a fatica, recando pesanti vestiti,
Un corvo affamato è mia guida, ahimé la mia unica guida,
La grande Muraglia è lontana, e io son lontana da lui!
Così camminò al di là di catene montuose, attraversando grandi fiumi e piccoli ruscelli.
E così trascorsero molti giorni tutti uguali prima che finalmente arrivasse alla Grande Muraglia. Quale non fu la sua emozione quando la vide snodarsi come un gigantesco serpente sulle montagne davanti a lei. Il vento era freddo e pungente e le montagne spoglie erano coperte solo di erba secca, senza neppure un albero. Gruppi di persone erano accalcate contro la Grande Muraglia: erano coloro che erano stati condotti lì per costruirla.
Meng Chiang-nu camminò lungo la Muraglia, cercando di trovare il marito fra la gente che lavorava alla costruzione. Chiese del marito, ma nessuno sapeva niente di lui, e così dovette continuare a cercare… Vedeva i volti pallidi dei lavoratori, gli zigomi sporgenti sotto la pelle e vedeva molti morti giacere lì intorno, senza che nessuno ci facesse il minimo caso. La sua angoscia per la sorte ignota del marito crebbe al punto che versò molte lacrime amare mentre continuava a cercarlo.
Alla fine apprese la triste verità. Suo marito era morto da tempo per colpa della insopportabile durezza del lavoro, e il suo corpo era stato sepolto dove era caduto, ai piedi della Grande Muraglia. Udendo queste tragiche notizie, Meng Chiang-nu perse i sensi. Alcuni dei muratori cercarono di farla rinvenire, ma ci volle parecchio tempo prima che riprendesse conoscenza. Quando rinvenne, scoppiò in un pianto dirotto per molti giorni, tanto che anche molti dei lavoratori piansero con lei. I suoi lamenti erano tanto amari che improvvisamente oltre trecento miglia della Grande Muraglia caddero in briciole, mentre una violenta tempesta fece turbinare nell’aria la sabbia e i mattoni.
La gente intorno alla costruzione, piena di odio per il crudele imperatore che sapeva causare solo sofferenza ai sudditi, ripeteva a vicenda con stupore:
«È stata Meng Chiang-nu con le sue lacrime che ha fatto cadere in briciole la Grande Muraglia!»
Quando l’imperatore udì come Meng Chiang-nu aveva fatto crollare una parte della sua Grande Muraglia, andò subito a vedere che genere di persona fosse. Scoprì che era bella come una fata e quindi le chiese di diventare sua concubina. Naturalmente Meng Chiang-nu, che lo odiava profondamente per i suoi metodi crudeli, non aveva nessuna intenzione di acconsentire. Ma capiva che fingere sarebbe servito al suo scopo meglio della sincerità, quindi rispose amabilmente:
«Sì, accetto, se tu farai tre cose per me».
Allora l’imperatore chiese quali fossero queste tre cose, e Meng Chiang-nu disse:
«La prima è che tu seppellisca mio marito in una bara d’oro con un coperchio d’argento su di essa; la seconda che tutti i tuoi ministri e generali indossino il lutto per mio marito e partecipino al suo funerale; la terza è che partecipi al funerale tu stesso, portando il lutto profondo come se fosse tuo figlio».
Invaghito com’era dalla sua bellezza, l’imperatore acconsentì subito alle tre richieste. Tutto fu quindi predisposto di conseguenza. Nel corteo funebre l’imperatore Shih Huang-ti procedeva subito dietro il feretro, seguito dalla processione di tutti i suoi cortigiani e generali. L’imperatore pregustava contento il piacere che gli avrebbe dato la bella e nuova concubina.
Ma Meng Chiang-nu, quando vide il marito sepolto in modo adeguato, si prostrò dinanzi alla tomba in onore del defunto e pianse a lungo amaramente. Poi, senza che nessuno se lo aspettasse, si gettò nel fiume che scorreva vicino alla tomba. L’imperatore era furioso per essere stato frustrato nei suoi desideri. Ordinò ai servitori di tirarla fuori dall’acqua. Ma prima che potessero afferrarla, Meng Chiang-nu si era trasformata in un bel pesce argentato e nuotava con grazia lontano dalla vista, nelle profondità dell’acqua azzurra.
NOTE
Testo in:
http://www.pitt.edu/~dash/china.html#seeking
Illustrazioni in:
http://www.chinesetimeschool.com/en-us/articles/the-story-of-meng-jiangnv/