Censure anime – Anni ’90 – 4° parte
Anni ’90 – 4° parte
Articolo a cura di Kojiro
Salve a tutti, benvenuti a questo nuovo appuntamento con la storia delle censure nei cartoni animati in Italia!
Dopo aver fatto l’ultima volta una piccola e doverosa storia dell’arrivo dei manga in Italia nei primi anni ’90, torniamo quindi ad occuparci degli anime visto che, per fortuna, i nostri fumetti preferiti non sono mai stati toccati dal fenomeno delle censure (con qualche eccezione di cui parleremo prima o poi).
Pronti a tuffarci nell’ultimo millennio dell ultimo decennio… o era il contrario? bah… vabbè cmq torniamo indietro a…
Manga alla conquista dell’Italia!
Come avevamo visto l’ultima volta, con l’arrivo dei manga e di riviste-contenitori dedicate a loro, il discorso delle censure degli anime finalmente poteva venire “messo in luce”.
Sempre ricordando che, ovviamente, ancora non esisteva un internet talmente sviluppato come quello attuale, che permetteva uno scambio di informazioni potente ed immediato; toccava proprio ai manga e a chi ne trattava di divulgare certi argomenti.
Tra l’altro, oltre alle storiche Zero e Mangazine di cui avevamo parlato la volta scorsa, era nata nel Luglio 1992 anche Kappa Magazine, rivista edita dai Kappa Boys che avevano nel frattempo rescisso il contratto con la Granata Press per entrare nella Star Comics.
La cosa più importante (e qui arriviamo finalmente agli anime) è che a seguito del successo di queste riviste “generali” si stavano iniziando a pubblicare anche i primi albi monografici (“Ken il Guerriero” e “I Cavalieri dello Zodiaco” per la Granata Press, “Kimagure Orange Road” e “Video Girl Ai” per la Star Comics) che permisero agli editori di capire realmente quali fossero i titoli più richiesti di fan e di azzardare quindi un progetto fino ad allora impensabile… Acquistare “anime” scavalcando Rai e Mediaset e, sopratutto, lasciarli integrali così come a quel punto ovviamente i fan richiedevano ad alta voce!
Anime “diabolici”!
Non era pensabile infatti che un editore, dai budget comunque limitati, potesse azzardare un investimento in un titolo sconosciuto, ed infatti i primi titoli arrivati in Italia, pubblicati da case editrici nate dai manga, seguirono questa linea.
La Granata Press propose infatti il primo, acclamatissimo, film dei Cavalieri dello Zodiaco (“I Cavalieri dello Zodiaco: La Dea della Discordia“), seguito dal film cinematografico di Kenshiro, ed intervallati tra loro dagli splendidi e tenebrosi OAV di “Devilman”, di cui iniziò anche la pubblicazione del manga (Dicembre 1991).
E proprio da “Devilman” ci si iniziò a rendere di cosa fosse DAVVERO l’animazione giapponese “integrale”: vedere quegli OAV fu realmente scioccante per chi era abituato da decenni a vedere anime “edulcorati” da scene violente, storie adulte e momenti “forti”.
Era ovviamente semplicemente impossibile immaginare sulle nostre reti la trasmissione di prodotti simili… visto che anche Goldrake (il cui torto principale era, ricordo, far vedere che la morte e la sofferenza fanno parte dell’umanità, ne più ne meno della gioia e del divertimento) aveva sollevato addirittura interpellanze parlamentari.
Piccola curiosità… di Devilman parlò addirittura anche Tiziani Sclavi (papà di Dylan Dog che di demoni ne è abbastanza esperto…) in una mini-guida al “diavolo” del 1988 uscita in inserto con uno dei primi Dylan Dog: le sue conclusioni furono “peccato che un prodotto di tale impatto visivo sia destinato a non uscire dai confini giapponesi a causa della storica miopia italiana“… per fortuna il buon Sclavi, pur dimostrando un ottimo gusto in fatto di horror, si dimostrò poco “veggente”.
Potere agli otaku!
Già ma cosa differenziava “Devilman” o “Baoh” (primo violentissimo OAV prodotto dalla Yamato Video, prima vera casa antagonista della Granata Video in fatto di VHS di anime) da un “Uomo Tigre” o del supercitato “Ken”… sempre violenza era no? Semplicemente erano destinati (almeno all’inizio) esclusivamente al mercato home-video, e la cosa cambiava radicalmente le carte in tavola fino allora giocate!
Un anime che passasse in televisione era fatalmente destinato a passare sotto lo sguardo attento dei genitori (non era ancora il Moige, ma ci saremo arivati presto…), e quindi fatalmente sotto le forbici dei censori, ma per una videocassetta il discorso era ovviamente diverso!
Questa volta il potere di decidere cosa, e sopratutto COME, dovesse passare nella VHS era totalmente in mano agli appassionati (“otaku” come oramai ci chiamavamo)! Se poi il contenuto fosse stato semplicemente troppo “forte” bastava mettere un bollino di “opera non adatta ai bambini” sulla custodia, grazie al quale Granata o Yamato Video potevano semplicemente “lavarsene le mani” da polemiche e associazioni anti-anime. Se compravi lo stesso la videocassetta di Devilman al tuo figlioletto… beh noi ti avevamo avvisato!
Insomma le VHS integrali iniziarono a portare in Italia la VERA animazione giapponese (anche semplicemente a far capire cosa fosse un O.A.V., sigla per anni sconosciuta!) un pò come era successo agli albori dell’arrivo degli anime negli anni ’80 dove, è bene ricordarlo, nessuno si preoccupava troppo di censurarli! C’era però una ulteriore differenza tra anime in VHS e in TV, e stavolta decisamente meno piacevole…
…ma il potere costa!
Allora ricapitolando, anime senza censure, con i nomi originali (beh onestamente i film de “I Cavalieri dello Zodiaco” usavano ancora i nomi Pegasus e Phoenix invece di Seiya o Ikki, ma questo poteva starci…) e sopratutto senza nessuna Alessandra Valeri Manera o Genitore Integralista che potesse metterci le mani sopra: un paradiso sicuro ma… andava pagato!
Eh sì… se credete che i DVD attuali siano troppo costosi (e lo sono nd.Kojiro) consolatevi… lo erano anche le VHS!
Famoso, e famigerato, fu l’esempio di una vecchia uscita della Granata Video, “Dangaio” (titolo originale “Haja Taisei Dangaioh”), un robot simile a quelli di Go Nagai, ma ovviamente con animazioni da anni ’90.
I tre OAV di Dangaio furono divisi equamente in tre VHS da 40.000 lire l’una… peccato che mentre quelli di Saint Seiya o Devilman durassero circa 45 minuti ognuno, quelli di Dangaio fossero perfettamente uguali alla durata di un episodio televisivo, e quindi di 20 minuti… in pratica ogni singolo minuto di animazione vi costava 2.000 lire!!!
Inoltre l’assoluta mancanza di alternative all’epoca creava altrettanti disagi: scordatevi scaffali pieni di DVD come ora o decine di uscite mensili anche in edicola… A quel tempo le VHS bisognava cercarle solo in pochissime fumetterie e, se si esaurivano, si era obbligati ad ordinarle ed attendere addirittura mesi per averle (fatto realmente successo ad un mio amico che aspettò oltre 8 mesi uno degli OAV di Saint Seiya).
Tuttavia difficoltà di reperibilità e prezzi talvolta proibitivi per chi non lavorava ancora (come me ad esempio…) ebbero incredibilmente un effetto collaterale positivo che si spostò anche sulle censure… non ci credete? Aspettate il prossimo articolo e vedrete!