Censure anime – Anni ’90 – 7° parte
Anni ’90 – 7° parte
Articolo a cura di Kojiro.
Salve a tutti come va? Questa volta chiudiamo gli anni ’90 con un argomento di grande importanza: dell’adattamento e dei doppiatori in un anime… spesso argomento delicato quanto quello delle censure, visto che può decretare il successo o meno di una serie.
Tradizione…. o traduzione?
Fino all’avvento dei Dvd e dalla comodissima opportunità di scegliere l’audio giapponese o italiano (per non parlare dei Dvd che addirittura ne permettono più di uno), una delle discussioni più in voga tra gli appassionati italiani di animazione giapponese era quella se e quanto fossero da criticare adattamento e doppiaggi nostrani (discussioni che probabilmente non cesseranno MAI di esserci).
Molti degli otaku italiani infatti avevano quasi fastidio nel sentire le voci originali giapponesi (spesso ritenute migliori solo perchè… giapponesi) coperte da quelle italiane… per non parlare degli adattamenti spesso equiparati addirittura alle censure “fisiche” quanto a gravità!
Ovvio che chi conosceva il giapponese (anche se solo a livello scolastico) guardava con sospetto queste operazioni su un anime giapponese, ma naturalmente la maggior parte dei fan (me compreso) non era di questa opinione… forte anche del fatto che il doppiaggio italiano è storicamente il migliore al mondo… e gli anime, sopratutto all’inizio non facevano eccezione!
Problema numero 1: come di doppia un cartone giapponese?
Partendo da “Goldrake” infatti gli studi di doppiaggio (per lo più all’epoca quasi esclusivamente di Roma) si trovarono, come gli adattatori, di fronte ad un fenomeno nuovo e per certi versi inesplorato.
Il cartone animato fino ad allora, se si eccettua qualche eccezione, (ad esempio Braccio di Ferro) non era mai stato considerato come prodotto da doppiare per il semplice motivo che… non c’era niente da doppiare!
Se pensate infatti ai bellissimi cartoni della Warner Bros, per quanto Bugs Bunny & Company avessero delle proprie voci (pensate solo alla voce “sputacchiante” di Silvestro) i loro dialoghi erano estremamente brevi e non dovevano sopratutto costringere il doppiatore a interpretare le emozioni di un essere umano!
Per Actarus e gli altri invece si trattava di un lavoro ben più complesso visto che, ovviamente, un cartone animato per quanto dettagliato, non è “facile” quanto un film in virtù della “inespressività” dei protagonisti.
In questo, per fortuna, venne in aiuto la grande professionalità dei primi doppiatori italiani: ricordiamo a tal proposito (ma solo per citarne alcuni… l’elenco sarebbe streminato!) Romano Malaspina (Actarus e Hiroshi), Laura Boccanera (Candy e Maria Antonietta), Massimo Rossi (André e Terence), Piero Tiberi (Tetsuya) e Cinzia de Carolis (Lady Oscar… forse il doppiaggio migliore mai sentito in un anime in Italia).
A proposito… il fatto che siano tutti doppiatori di Roma è dato dal fatto che al 90% gli anime giapponesi erano affidati a studi di quella città! La “guerra del doppiaggio” tra Roma e Milano sarebbe iniziata qualche anno dopo con l’arrivo in forse dei cartoni di Mediaset.
Problema numero 2: come si adatta un cartone giapponese?
“Double Archen”, “Breast Fire” , “Great Booster”… cosa si cela dietro questi nomi strani? (per non parlare della pronuncia giapponese… Breast Fire diventava ad esempio “Buresuto Faial”). Ai più esperti di anime, specie di quelli dei robottoni di Go Nagai dicono molto, ma agli altri saranno più conosciuti “Alabarda Spaziale” o “Raggio Gamma”. Quella dei nomi delle armi (ma non solo… pensate anche ai colpi dei Cavalieri dello Zodiaco o di Dragonball) fu non solo una necessità, ma un bell’esempio di adattamento.
Pochi appassionati sanno infatti che nei primi episodi di Goldrake le parti in cui il protagonista urlava il nome del colpo che stava per lanciare (perchè lo facesse non si è mai saputo però…) nella versione italiana semplicemente non erano doppiate… cosa che creava il curioso effetto di interi minuti del cartone (generalmente nel combattimento finale…) dove si sentivano solo gli effetti sonori! Da una bella intervista fatta sulla rivista Mangazine a Romano Malaspina si venne a sapere che furono proprio gli adattatori italiani ad inventare i nomi dei colpi italiani, rendendosi conto dell’importanza della cosa.
Indubbiamente all’inizio la cosa creò varie situazioni curiose: l’alabarda “spaziale”, prima di diventare definitivamente tale, fu chiamata anche “di luce” e “elettronica” mentre, tanto per fare un esempio, fu curiosa la situazione di quell’episodio di Goldrake in cui si faceva riferimento al Grande Mazinga (antecedente a Goldrake ricordiamo!) che ovviamente era assolutamente sconosciuto agli adattatori italiani (fu chiamato infatti “Supremo Mazinger”)
Questi problemi ovviamente furono enormemente minori per Candy Candy (ambientato esclusivamente in occidente) per non parlare di Lady Oscar.
Problema numero 3: come si chiamano nei cartoni giapponesi?
Quello dei nomi dei protagonisti è un aspetto già affrontato, ma faccio giusto notare che è un qualcosa che ha riguardato i cartoni giapponesi fin dall’inizio, cambiandoli talvolta volontariamente (ad esempio Holly&Benji), talvolta senza volerlo; come nel caso della crudele Iriza in “Candy Candy” che si chiamava in realtà Elisa… che non sarebbe altro che una traslitterazione errata dalla pronuncia giapponese di Elisa (sostituite la “l” per la “r” e la “z” per la “s”); ed è, a mio personale giudizio, l’aspetto forse più innocuo.
Meglio un City Hunter con Hunter e Kreta ma integro, che un falso adattamento fedele con i nomi originali e magari pieno di censure (mia opinione ovviamente). Ma torniamo all’adattamento e all’importanza di esso, con un breve discorso su gli aspetti “delicati” della discussione.
Cartoni animati? Serie B!
Allora partendo dal concetto che i doppiatori italiani sono i migliori al mondo (e chi aveva dei dubbi su tale concetto se li è fugati definitivamente grazie ai Dvd confrontando doppiaggi di altre nazioni… spesso al limite del ridicolo) ed altrettanto professionali in quello che fanno, è altrettanto sicuro che per i doppiatori stessi il cartone animato (specie quello seriale come gli anime) è più un fastidio che altro!
Questa osservazione è riportata in pratica da qualsiasi addetto ai lavori: citando numerose interviste apparse su riviste di settore a doppiatori di tutti gli studi (per dirne alcuni il già citato Malaspina, Giorgia Lepore, Monica e Andrea Ward, Fabrizio Mazzotta etc.) oltre che ad interviste dirette (come ad esempio ai doppiatori di Lupin intervistati nel disco bonus del DVD di “Lupin-Il Castello di Cagliostro”, qualche nome come curiosità: Roberto del Giudice-Lupin, Sandro Pellegrini-Jigen, Massimo Rossi-Goemon, Enzo Consoli-Zenigata) si capisce infatti che, oltre ad essere davvero faticosissimo doppiare un anime (impossibile negarlo… spesso urlano come dei torturati!), anche economicamente rappresentano poco guadagno.
I doppiatori infatti guadagnano a seconda di QUANTO doppiano e di COSA doppiano, e in fondo a questa classifica di “pagamenti” ci sono purtroppo le “mitiche” telenevole sudamericane che imperversavano qualche anno fa e, ahimè, i cartoni giapponesi.
Come porvi rimedio? Grazie all’interesse e al fascino degli anime che, per fortuna, colpì anche chi doveva lavorarci sopra :-)!
Il vostro dispettoso Koji-san
Concordo con Kojiro: il cambio di nome dei personaggi è il minimo! Insomma tutti ad uralre su Internet “non è Onda energetica è Kamehameha” e “Non è Rubber è Luffy (o Rufy, vabbé!)” ma solo perché l’ha fatto Mediaset,ignorando anche che era una pratica diffusa anche prima, vuoi anche per rendere più facile la proununcia di alcuni nom i(come avenne in star Wars)
E poi ragazzi parliamo (scusate la banalizzazione) del fatto che personaggi immaginari di un fumetto hanno nomi diversi in diversi paesi del mondo, cosa che è vecchia quanto gli stessi fumetti e cartoni!
Ma lo sapete che il nome originale di “Amelia la strega che ammallia” è “Magica DeSpell” e che in francese si chiama “Miss Trick”? E che dire di Popeye/Braccio di Ferro?
Quanto mi imbattei a 9/10 anni nel nome originale di Bunny (cioè Usagi)fui smarrito per un po’ ma poi (forte della visione delle sigle iniziali dei cortometraggi Disney dove appare il nome originale dei personaggi protagonisti) mi dissi “Ha un nome diverso in Giappone. è normale!” proprio perchés apevo che in fondo anche Topolino è nella sua stessa situazione! XD