Censure anime – Anni ’90 – 1° parte

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Anni ’90 – 1° parte

Articolo a cura di Kojiro

 Ora inizieremo ad affrontare gli anni ’90… probabilmente il periodo “censorio” più oscuro per gli appassionati italiani (e non solo di anime…)

Più eravamo meglio era…

Il problema fondamentale in questo decennio è quello del progressivo distacco dall’acquisto di anime da parte delle reti private. Questo disimpegno era causato dalla mancanza di fondi (considerate che molte reti private di fatto con gli anime addirittura ci vivevano…) e dal fatto che la corazzata Mediaset (anzi Fininvest allora) stava inesorabilmente divorando il mercato televisivo. Ovviamente finché un anime passava su una rete privata era estremamente improbabile vedere tagli o censure esagerate, operazioni che comunque comportavano un costo economico, e che sarebbero risultate superflue per piccole reti commerciali.
Per farvi un esempio, faccio un rapido passo indietro di quattro anni, al 1986 per la precisione, per parlarvi di quella che è stata probabilmente l’ultima serie arrivata in Italia su una rete privata che ha avuto un importante riscontro: “I Cavalieri dello Zodiaco” (“Saint Seiya” il titolo originale).
Non mi soffermerò molto sulla trama di questo anime, in quanto questa è stata una delle serie che più ha unito sia il pubblico maschile (esaltato da battaglie, armature etc…) sia quello femminile (per l’indubbio fascino dei protagonisti, principali e non…), unito un character-design eccezionale (opera del duo Shingo Araki & Michi Himeno), e una trama coinvolgente come poche… ed ecco una serie di sicuro successo!
Ma la cosa curiosa è che in Italia ad accorgersene di queste potenzialità non furono responsabili di emittenti televisive… ma i produttori di giocattoli!

– I Cavalieri dello Zodiaco (“Saint Seiya”) –

Mamma mi compri un Pegasus?

Sperando di non fare pubblicità occulta, fu esclusivamente grazie alla Giochi Preziosi che nel 1990 riuscimmo a vedere Saint Seiya… insieme ovviamente ad un discreto merchandising.
La serie era andata in onda sui canali dei circuiti Odeon (2/3 della 1°serie), Italia 7 (il resto della 1°serie + la 2°e la 3°), e Junior Tv (riproposizione delle tre serie); naturalmente senza censure e con un adattamento “storico” che fece storcere il naso agli “otaku al 100%” per la poca corrispondenza ai dialoghi originali giapponesi, ma che per quasi tutti (me compreso) ha innalzato la serie a livelli inarrivabili.
Dopo anni dai primi passaggi la Mediaset si accorse delle potenzialità economiche della serie, non limitandosi però più solo ai giocattoli come la prima volta, ma aggiungendoci anche zaini, astucci, diari, figurine etc.
Ovviamente però è quasi inutile dire che su Italia Uno la serie fu attaccata dal potente “Cavaliere delle Forbici”, contro il quale poco poterono fare le “Ali della Fenice” o “Il colpo segreto del drago nascente”.
Dopo aver visto determinate scene decine di volte, trovarsele improvvisamente assenti fu alquanto scioccante per molti spettatori.
Interessante notare come simile destino sarebbe poi capitato a due serie, che personalmente non mi piacciono, ma che in Italia hanno avuto un successo travolgente, ovvero “Dottor Slump & Arale” e ovviamente “Dragon Ball“.

01 – 01 – 1990… Godzilla inabissa il Giappone!

Se non a causa dell’intervento distruttivo del nostro lucertolone preferito, non si spiegherebbe infatti il perchè della sparizione di serie inedite nei primi anni ’90!
Sulle reti private, come abbiamo visto, era di fatto impossibile contare, troppo occupate nel tentativo di cercare di sopravvivere con le telenovelas sudamericane per occuparsi di accordi con i giapponesi. La Rai si era oramai defilata (prova ne è la rinuncia dei diritti sul marchio Goldrake, passati poi alla Doro Merchandising che adesso li sfrutta nella trattativa per i DVD… alla RAI credo si stiano ancora mangiando le mani), concentrandosi sugli accordi con il marchio Disney, più “politicamente corretto” (e si sa che alla Rai non si muove foglia che la politica non voglia…); quindi indovinate un po’ chi restava?
Il problema è che senza una reale concorrenza nei primi anni ’90 neanche la Medias… ehm la Fininvest, aveva particolari interesse a occuparsi di serie nuove, anzi con un parco titoli cospicuo (anche tramite acquisti a prezzi irrisori da piccole reti private in agonia come abbiamo visto), bastava a quel punto limitarsi alle repliche o, dopo attenta sforbiciatura, di proporre come prime visioni titoli già belli e pronti, di cui non doveva neanche occuparsi di doppiaggio e adattamento.
Tuttavia per un lungo periodo gli anime giapponesi di fatto sparirono anche dal palinsesto Fininvest, sostituiti da cartoni americani (scoppierà il fenomeno “Teenage Mutant Ninja Turtles”).

– Il mistero della pietra azzurra (“Fushigi no umi no Nadia”) –

Poche serie, ma molto valide…. e censurate

Ricordate? Ne avevamo accennato nei primi articoli… Gli anni ’90 sono caratterizzati da un numero non eccessivo di serie, ma su di loro si sono concentrate le maggiori discussioni sulle censure: “Nadia il mistero della pietra azzurra” (“Fushigi no umi no Nadia”), “Sailor Moon” (“Bishoujo Senshi Sailor Moon”), “Un incantesimo dischiuso nei petali del tempo” (“Slayers”), “Una porta socchiusa ai confini del sole” (“Magic Knight Rayearth”).
Inoltre si aggiungerà anche un altro fattore che risulterà spesso “drammatico” per noi appassionati, ovvero l’arrivo di anime giapponesi (e non solo anime) “filtrati” dall’America.
Chiariamo… non era stata la prima volta: anche Goldrake, Saint Seiya e si dice (ma su quest’ultima non ci giurerei anzi…) Lady Oscar arrivarono in Italia grazie al successo avuto in Francia (leggenda vuole che fosse storico quello di Goldrake, con share che sfiorava il 90%), ma adesso si trattava invece di serie già censurate o riadattate nel mercato americano e poi trasmesse da noi… una censura preventiva in pratica.
Giusto un paio di nomi di anime arrivati da noi già pesantemente censurati dagli USA: “Pokemon” e negli anni ‘2000 “Yu-gi-Oh“, ma anche intere serie di telefilm giapponesi come “Power Rangers“, “Winspector” e altri simili che invaderanno all’improvviso le reti televisive italiane (spacciate come innovative, ma non lo erano per niente…).

La Terra aveva assunto l’aspetto di desolati deserti…. tuttavia la razza otaku era sopravvissuta!

Come dicevo, di alcune serie abbiamo già visto in questo articolo quello che successe tra appassionati, psicologhe e movimenti di genitori (ma ci ritorneremo state tranquilli).
Ma, come per le ragazze Usagi (Bunny) è il simbolo delle discussioni in quel periodo; anche i ragazzi avranno il loro eroe… un uomo duro e violento (e infatti sarà accusato delle peggiori nefandezze possibili… senza ironia purtroppo) con sette cicatrici sul petto e una curiosa tendenza a far esplodere la gente… ma ne parleremo la prossima volta :-)!

Il vostro “uncensored”
Kojiro

Anni ’90 – il caso Ken – prima parte

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