censure anime – Anni ’80 – 3° parte
Anni ’80 – 3° parte
Articolo a cura di Kojiro
Adattare che passione!
Questo sarà un po’ come un articolo “di transizione”, per chiudere i rovinatissimi anni ’80 (vedi articolo precedente) per poi tuffarsi negli altrettanto tragicissimi anni ’90.
Vi presenterò anche un altro aspetto della questione “anime in tv” che provoca spesso crampi allo stomaco degli appassionati… l’adattamento.
Spiegare cosa siano le censure è facile, farlo per l’adattamento è invece un po’ più complicato, viste le numerose sfaccettature da considerare. In generale diciamo che si tratta, una volta avuti gli “script originali” dei dialoghi dell’anime, nell’adattarli per il proprio pubblico.
Di base si tratta di un operazione assolutamente normale e che non dovrebbe creare problemi, ma… Comunque, in linea di massima, l’adattamento si divide in una parte “tecnica” e in un altra “sui contenuti”.
La prima è sicuramente la più “innocua” per noi… si tratta semplicemente di adattare e sincronizzare i labiali dei personaggi alle battute dei doppiatori: per gli anime si tratta di un qualcosa di sicuramente più complicato in quanto spesso i giapponesi esprimono interi concetti con una sola parola, quindi gli adattatori devono un pò “arrangiarsi” con sinonimi per cercare di fare qualcosa di simile con la lingua italiana. Ripeto… questo è solo l’aspetto tecnico, quindi poco importante per i nostri interessi, ed anzi qui va fatto un applauso morale a chi se ne occupa perché a pensarci bene non deve essere davvero facile.
Piccoli Otaku Crescono
Non mi soffermerò molto sulla storia dei “bei tempi andati” (visto che probabilmente sono il senpai dei lettori del Bazar data la mia veneranda età :-( ) ma va detto che all’inizio, quando gli anime passavano senza censure e senza strani adattamenti sulle reti private, l’isola chiamata Giappone esisteva ancora su questa Terra!
Certo i protagonisti che ci vivevano avevano strani nomi (provateci voi a pronunciare correttamente a dieci anni nomi come Tetsuya Tsurugi, Hiroshi Shiba o Sanshiro Kurenai senza rischiare di rovinarvi l’uso corretto della lingua ^_^), spesso apparivano strani simboli sullo schermo (capito anni dopo che si trattava dei nomi dei mostri o dei luoghi dove si svolgeva la storia) e se eri maschietto e seguivi i “robottoni”, ti chiedevi perchè tutti gli alieni attaccassero sempre e solo Tokyo e Yokohama (anzi eri felice perchè pensavi…”beh in fondo l’Italia se l’è scansata anche questa volta!”)
Nonostante questo il piccolo otaku-medio riusciva a crescere moderatamente normale, ed anzi poteva andare alla grande in geografia alle elementari dimostrando di sapere che a Tokyo c’era una torre simile alla torre Eiffel (ma più comoda… veniva in pratica distrutta in ogni episodio e poi tornava magicamente integra in quello successivo… ma questo era meglio non raccontarlo alla maestra!).
Poi qualcuno si accorse che in Giappone non esistevano molti Mario o Giovanni, e spesso parlavano di strani argomenti (cos’è un tempio shintoista? mah…)…. bisognava dis-abituare i bambini al Giappone!
Lo Sport fa bene all’adattore
La cosa si fece urgente allorché iniziarono ad arrivare in Italia anime ambientati e profondamente radicati in Giappone (per esempio una “Candy Candy” dava meno problemi di una “Kiss me Licia” da questo punto di vista…), tuttavia i primi effetti di questi adattamenti che dovevano dimostrare che “il Giappone non esisteva” si iniziarono ad avere con l’arrivo degli anime sportivi, fossero per maschi (Holly e Benji…) o per ragazze (Mila, Mimì…)
C’è da dire che questi esempi che ho fatto (e che analizzerò…) non furono i primi nel loro campo (è il caso di dire). Per gli appassionati di calcio c’erano già state le avventure di Shingo Tamai in “Arrivano i superboys” (“Akakichi no Eleven”), che sulle tv italiane venne trasmessa con ambientazione in Giappone e con nomi giapponesi.
Poi arrivarono “Holly e Benji“, “Mimì e la nazionale di pallavolo” e “Mila e Shiro due cuori nella pallavolo“, che ebbero diversa sorte.
Nel primo caso gli adattatori si trovarono tra le mani un prodotto potenzialmente dal successo esplosivo (come poi accadde) e quindi inserirono un curioso compromesso… i protagonisti avrebbero portato il Giappone sul tetto del mondo calcistico… ma l’avrebbero fatto con nomi inglesi! Ora c’è da dire che nomi come Oliver Hutton, Benji Price, Tom Becker o Mark Lenders li trovo semplicemente grandiosi ma… ce n’era davvero bisogno? (oddio con alcuni nomi come Wakanabayashi o Wakashimazu forse un pò sì ^_^ n.d. Kojiro :-p )
Per le ragazze Mila fu la più fortunata: se si eccettua il suo nome cambiato da Yu a Mila, l’adattamento è stato più clemente, dall’ambientazione alle protagoniste (Kaori Takigawa, Nami Ayase).
La povera Mimì invece si trovò come compagne di squadra negli anni ’80 Midori e Yuki, e negli anni ’90 Nicoletta e Simona… ma la cosa bella è che erano gli stessi personaggi! Cos’era successo? Semplicemente la serie era stata ridoppiata un decennio dopo cambiandone nomi e dialoghi rendendole più adatte al pubblico di quegli anni… Povera Mimì quante visite avrà fatto dallo psichiatra?
Dagli USA con terrore!
Ok, per ora ho fatto esempi innocui, se non addirittura simpatici (i nomi inglesi in Holly e Benji hanno secondo me addirittura aiutato il successo…) ma poi, come al solito, si esagerò.
Quando nei prossimi articoli parlerò degli anni ’90 lì vedremo come e perché si metteva mano ai dialoghi per negare usi, costumi e tradizioni del Giappone; ma adesso questa breve storia sui primi adattamenti finirà con un esempio davvero sgradevole… e per l’ultima volta parlerò di una serie sportiva… e cioè il triste caso di “F Motori in Pista” (“F” titolo originale).
Nel 1989 apparvero sul circuito di Italia 7 vari anime di buona qualità: dal punto di vista dell’adattamento inventato era stato già clamoroso l’esempio della serie fantascientifica Robotech, per il semplice fatto che questa serie… non esisteva! In pratica in America avevano montato tre serie assolutamente slegate tra di loro (“Macross”, “Southern Cross” e “Mospeada”) che non tra di loro non avevano in comune niente, ne personaggi ne ambientazioni (e addirittura anche gli autori erano diversi…) anche i dialoghi erano ovviamente stati “adeguati”cercando di creare un unica saga… un papocchio pazzesco!!!
Tuttavia in questo caso la “colpa” non era stata degli adattatori italiani… che invece si sbizzarrirono con “F”.
Il Giappone? Non esiste!
In pratica “F Motori in Pista” è “moralmente” forse l’anime più umiliato… non solo nelle censure ma anche, se non addirittura sopratutto, nell’adattamento (che in questo caso va a braccetto con le censure stesse).
L’ordine era uno solo… tutto quello che faceva anche solo pensare al Giappone, andava negato o eliminato!!!
Se pensate che in una serie sportiva come “F” in fondo ci sia poco da intervenire, vi sbagliate purtroppo.
Un personaggio decide di “andare a Shinjuku o Ginza?” allora vada in un “quartiere della nostra città”!
Un personaggio legge un giornale o guarda una vetrina, dove appare anche un solo carattere giapponese? Che quella scena vada eliminata (niente fermi immagini, sia chiaro… proprio eliminazione fisica della scena)!
Il protagonista (Patrick, non Gunma come in originale ovviamente…) esordisce in Formula J (sta per Japan)? Meglio nella più europea “Formula 3000”!
Il protagonista passa a 250 Kmh di fronte ad un cartellone pubblicitario, di quelli che si vedono a bordo pista, che riguarda un prodotto giapponese o è scritto in hiragana? Cancellatelo! (e poco importa se magari era l’ultimo giro, e tu spettatore perdi interi momenti del duello finale…)!
Chiari gli esempi no?!?
Pensate che qualche anno dopo, quando la Yamato Video pubblicò le VHS della serie, dovette avvisare che le scene tagliate erano in pratica introvabili, tali erano stati gli interventi sui nastri originali…
Non so perché ma mi sono sempre immaginato gli adattatori italiani di “F” ballare, alla fine del loro “lavoro”, nudi in un bosco a mò di sabba infernale, gettare i pezzi di nastri tagliati di “F” in un calderone, cercando di evocare AVM per farle distruggere a colpi di forbice quel fastidioso isolotto di pervertiti un pò a destra della Cina… Dite che esagero?
(Nota: per fortuna poi la serie è uscita in Dvd, sempre per conto della Yamato Video, in versione completamente integrale, grazie al recupero dei master originali direttamente dal Giappone)
Il vostro uncensored
Kojiro