leggende orientali – LA TIGRE, IL BRAMINO E LO SCIACALLO

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Leggenda dall’India

Tradotta da Dario55

La tigre, il bramino e lo sciacallo

Un giorno una tigre fu catturata in una trappola. Tentò invano di liberarsi dalle sbarre, ruggiva e mordeva per la rabbia e il dolore di non riuscirci.
Per caso passò di lì un povero bramino.
«Fammi uscire da questa gabbia, o uomo misericordioso!» piangeva la tigre.
«No, amico mio», rispose dolcemente il bramino, «sono sicuro che mi mangeresti, se lo facessi».
«No, assolutamente no!» giurò la tigre a gran voce, «anzi, ti sarò grata per sempre e ti servirò come una schiava!»
Allora, visti i pianti, i gemiti, i singhiozzi e i giuramenti della tigre, il cuore del buon bramino s’intenerì e alla fine accettò di aprire la porta della gabbia. La tigre balzò fuori e, afferrato il pover’uomo esclamò:
«Che pazzo sei! Cosa può impedirmi di mangiarti, adesso? Sono stata in gabbia tanto a lungo che ho una fame terribile!»
Invano il bramino supplicò per la sua vita, tutto quello che poté ottenere fu una promessa di rimettersi alla decisione dei primi tre oggetti che avesse scelto per chiedere se ciò che faceva la tigre fosse giusto.
E così il bramino chiese per primo a un albero di pipal cosa ne pensasse, ma l’albero di pipal rispose freddamente:
«Di cosa ti lamenti? Forse che io non offro ombra e riposo a tutti coloro che passano vicino a me, e ottengo che loro in cambio mi strappano i rami per alimentare le loro stufe? Non piagnucolare, sii uomo!»
Allora il bramino, con la tristezza nel cuore, si allontanò fino a quando vide un bufalo che girava la ruota di un pozzo, ma non gli andò meglio, poiché il bufalo rispose:
«Sei pazzo se ti aspetti gratitudine! Guarda me! Io ho dato loro il latte, e loro in cambio mi hanno nutrito con semi di cotone e scarti del frantoio, e ora che non ho più latte mi hanno aggiogato qui e mi nutrono di rifiuti!»
Il bramino, ancora più triste, chiese alla strada di dargli il suo parere:
«Mio caro signore», disse la strada, «sei davvero sciocco se ti aspetti qualcosa! Guardami, sono utile a tutti, eppure tutti, ricchi e poveri, piccoli e grandi, mi calpestano quando passano e non mi regalano altro che la cenere delle loro pipe e le bucce dei loro frutti!»
A queste parole il bramino si voltò tristemente e sulla strada del ritorno incontrò uno sciacallo che gli chiese:
«Allora, che succede, bramino? Hai un aspetto infelice come un pesce fuor d’acqua!»
Il bramino gli raccontò tutto quello che era accaduto.
«Gran brutta faccenda!» disse lo sciacallo alla fine della narrazione. «Ti dispiacerebbe raccontarmi di nuovo tutto quello che è accaduto?»
Il bramino raccontò tutto da capo, ma lo sciacallo scosse la testa distrattamente e continuò a non riuscire a capire.
«è molto strano», disse tristemente, «ma sembra che tutto ciò che racconti mi entri da un orecchio e mi esca dall’altro! Andrò nel luogo dove è accaduto e allora forse sarò in grado di giudicare».
E così fecero ritorno alla gabbia, presso cui la tigre aspettava il bramino affilandosi i denti e gli artigli.
«Sei stato via un sacco di tempo!» brontolò la belva. «Ma adesso cominciamo il nostro pranzo».
“Il nostro pranzo!” pensò il povero bramino con le ginocchia che battevano l’una con l’altra per il terrore. “Che modo di esprimersi meravigliosamente delicato!”
«Concedimi cinque minuti, mio signore», supplicò, «affinché io possa spiegare la faccenda a questo sciacallo, che è abbastanza lento a capire».
La tigre acconsentì, e il bramino ricominciò da capo l’intera storia, senza tralasciare il minimo particolare e facendola durare il più possibile.
«Oh, la mia povera testa! la mia povera testa!» esclamò lo sciacallo torcendosi le zampe. «Fammi capire! Com’è cominciato tutto? Tu eri nella gabbia, e la tigre è passata di qui…»
«No!» interruppe la tigre. «Sei scemo? Io ero nella gabbia».

La tigre, il bramino e lo sciacallo«Sì, naturalmente!» esclamò lo sciacallo fingendo di tremare di paura. «Sì, certo! Io ero nella gabbia… No, io non c’ero… Aiuto, non ci capisco più niente! Vediamo… La tigre era nel bramino, e la gabbia è passata di qui… No, non può essere! Oh insomma, non far caso a me e comincia a mangiare, perché tanto non capirò mai!»
«E invece sì, capirai!» replicò la tigre furiosa per la stupidità dello sciacallo. «Ti obbligherò a capire! Guarda… Io sono la tigre…»
«Sì, mio signore!»
«E questo è il bramino…»
«Sì, mio signore!»
«E questa è la gabbia…»
«Sì, mio signore!»
«E io ero nella gabbia… Hai capito?»
«Sì… cioè no… scusami, mio signore!»
«Cosa?!» urlò la tigre esasperata.
«Scusami, mio signore… ma come è accaduto»
«Come? Nel solito modo naturalmente!»
«Oh, povero me! povero me! ricomincia a girarmi la testa. Non arrabbiarti, ti prego, ma cosa vuol dire “nel solito modo”?»
A questo punto la tigre perse la pazienza, saltò dentro la gabbia e gridò:
«In questo modo! Hai capito adesso?»
«Perfettamente!» sogghignò lo sciacallo e chiuse abilmente la porta della gabbia.
«E se non ti dispiace, penso proprio che le cose resteranno così!»


NOTE

Testo originale in;
http://www.authorama.com/indian-fairy-tales-1.html

Immagine in:
http://stories.smartkids123.com/indian-fairy-tales-the-tiger-the-brahman-and-the-jackal/

Ultimo aggiornamento: Novembre 2015

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