Leggende Orientali – IL VECCHIO DEI CRISANTEMI
Leggenda dal Giappone
Tradotta da Dario55
IL VECCHIO DEI CRISANTEMI
Molti anni fa viveva ai piedi dei monti di Nambu, ad Adachi gun, nella prefettura di Saitama, un vecchio di nome Kikuo, che significa “Vecchio dei Crisantemi”.
Da giovane Kikuo era un fedele servitore di Tsugaru, ed era chiamato Sawada Hayato. Kikuo era un uomo di grande forza fisica e di bell’aspetto ed era molto impegnato per garantire l’efficienza del piccolo esercito che proteggeva il suo signore, il castello e le altre proprietà.
Ciononostante venne un brutto giorno. Il piccolo esercito fu sconfitto, le proprietà e il castello furono perdute. Il signore e i suoi fedeli, insieme ai pochi sopravvissuti, fuggirono sulle montagne, dove non smisero di pensare che sarebbe venuto un giorno in cui avrebbero potuto a vendicarsi.
Durante quella forzata inattività Kikuo, conoscendo l’amore del padrone per i fiori (specialmente per i crisantemi), decise di dedicare tutto il tempo disponibile per coltivare aiuole di crisantemi. Questo, pensava, avrebbe lenito il dolore per la sconfitta e l’esilio.
Il signore fu molto compiaciuto, ma le sue pene e preoccupazioni non cessarono. Si ammalò e morì in estrema povertà, e grande fu il dolore di Kikuo e degli altri del seguito. Kikuo piangeva notte e giorno sull’umile e solitaria tomba, ma si teneva sempre occupato per compiacere allo spirito del padrone piantando crisantemi tutto intorno alla tomba e curandoli ogni giorno. Un po’ alla volta il bordo floreale diventò largo molti metri, per la meraviglia di tutti quelli che lo vedevano. Fu per questo che Kikuo si guadagnò il soprannome di “Vecchio dei Crisantemi”.
Il crisantemo in Giappone è un fiore sacro. Un’antica leggenda narra che in Cina un uomo di nome Hoso (bisnipote dell’imperatore Juikai) visse fino all’età di 800 anni senza mostrare il minimo segno di invecchiamento. Questo fu attribuito al fatto che beveva la rugiada dei crisantemi.
Accanto alla devozione per i fiori, Kikuo adorava i bambini: li faceva venire dal villaggio fino alla sua povera capanna e, dato che da quelle parti non c’erano maestri, insegnava loro a leggere, a scrivere e l’arte del jujitsu. I bambini gli volevano bene, e i bravi paesani lo veneravano come una specie di dio.
Quando aveva circa ottantadue anni, Kikuo prese un forte raffreddore a cui si aggiunse una febbre che gli procurò molta sofferenza.
Durante il giorno i suoi alunni si occupavano delle sue necessità, ma di notte il vecchio restava solo in casa.
Una notte d’autunno si svegliò e vide alcuni bei bambini in piedi accanto alla veranda. Non somigliavano a nessuno dei bambini che conosceva. Erano troppo belli e di aspetto troppo nobile per appartenere ai bambini poveri del villaggio.
«Kikuo Sama», esclamò uno di essi, «non aver paura di noi, perché non siamo bambini in carne e ossa. Siamo gli spiriti dei crisantemi che ami tanto e di cui ti sei preso tante cure. Siamo venuti a dirti quanto siamo dispiaciuti nel vederti ammalato, anche se abbiamo udito raccontare che un tempo in Cina c’è stato un uomo di nome Hoso che è vissuto 800 anni bevendo la rugiada che cade dai crisantemi. Abbiamo tentato tutto quello che era in nostro potere per prolungare la tua vita, ma abbiamo saputo che gli dei non permettono che tu viva più degli anni che hai già vissuto. Fra trenta giorni dovrai morire. Quindi tieniti pronto alla partenza».
Mentre dicevano questo, piangevano tutti amaramente.
«Allora, addio», disse Kikuo. «Non ho altre speranze di vivere. Lasciatemi morire in pace. Nel mondo in cui andrò potrò di nuovo servire il mio vecchio signore e padrone. L’unica cosa che mi rattrista nel lasciare questo mondo siete voi: rimpiangerò per sempre di aver dovuto lasciare i miei crisantemi!».
Dicendo questo, sorrideva loro con affetto.
«Sei stato tanto gentile con noi», dissero gli spiriti dei Kiku (crisantemi), «e per questo ti vogliamo bene. Ci si rallegra al momento della nascita e ci si sente tristi al momento della morte, ma tu ora non versare lacrime. Dici che non t’importa di morire tranne che per il fatto di lasciarci. Quando morirai, non sopravvivremo, perché sarebbe una sofferenza inutile. Credici quando ti diciamo che moriremo con te».
Non appena gli spiriti dei crisantemi finirono di parlare, uno sbuffo di vento entrò nella casa, e scomparvero. Allo spuntare del giorno il vecchio peggiorò e, strano a dirsi, tutti i crisantemi cominciarono ad appassire, anche quelli che stavano appena cominciando a fiorire, le foglie si accartocciarono e seccarono.
Come gli spiriti gli avevano annunciato, alla fine del trentesimo giorno il vecchio morì. I Kiku morirono anche loro. In tutto il distretto non ne rimase nemmeno uno. I paesani non poterono fare nulla. Seppellirono il vecchio vicino al suo padrone e, pensando di onorarlo e fargli piacere, piantarono a più riprese dei crisantemi vicino alla sua tomba, ma tutti appassivano e morivano subito dopo essere stati piantati.
Alla fine le due piccole tombe furono abbandonate e rimasero avvolte dalla solitudine, circondate solo dalla erbe selvatiche che crescevano tutto intorno.
FINE
Testo originale e illustrazioni in: http://www.sacred-texts.com/shi/atfj/atfj37.htm