Leggende Orientali – IL CONTADINO E IL TASSO

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Leggenda dal Giappone

Tradotta da Dario55

ATTENZIONE! il mito raccontato in questa pagina è horror, e potrebbe spaventare i più piccoli.

IL CONTADINO E IL TASSO

C’erano una volta un vecchio contadino e sua moglie che avevano costruito la loro casa sulle montagne, lontano da tutte le città. L’unico vicino che avevano era un tasso cattivo e maligno.
Questo tasso aveva l’abitudine di arrivare ogni notte, scorrazzare per i campi del contadino e rovinare le piante e il riso che il contadino coltivava con cura e con grande dispendio di tempo e di fatica. A un certo punto il tasso diventò così spietato nella sua opera distruttiva e causò tanti danni per tutta la fattoria, che il contadino, pur avendo un’indole buona e pacifica, non ne poté più e decise di far finire tutto questo. Quindi aspettò in agguato giorno dopo giorno e notte dopo notte, con un grosso bastone, sperando di acchiappare il tasso, ma inutilmente. Allora dispose delle trappole per catturare quella bestia dispettosa.
La fatica e la pazienza del contadino furono ricompensate. Infatti un bel giorno, mentre faceva i suoi giri, trovò il tasso intrappolato in una buca che aveva scavato appositamente. Il contadino fu lietissimo di aver catturato il suo nemico e lo portò a casa saldamente legato con una fune.
Quando arrivò a casa, disse alla moglie:
– Finalmente ho catturato quel tasso malvagio. Tienilo d’occhio mentre sono al lavoro e non farlo scappare, perché stasera voglio metterlo nella minestra.
Dicendo questo, appese il tasso alle travi del magazzino e si recò a lavorare nei campi. Il tasso era molto depresso, perché non gli piaceva affatto l’idea di andare a finire nella minestra quella sera, e pensò a lungo cercando di escogitare un piano che gli permettesse di fuggire. Non era facile pensare lucidamente in una posizione così scomoda, dato che il contadino lo aveva appeso a testa in giù.

Il tasso inganna la vecchia per farsi liberare

Molto vicino a lui, all’ingresso del magazzino, la moglie del contadino batteva l’orzo e guardava fuori verso i verdi campi, gli alberi e il piacevole tramonto. Aveva un aspetto vecchio e stanco. Il suo viso era solcato da molte rughe ed era scuro come cuoio. Si fermava continuamente per asciugarsi il sudore che le scendeva lungo la faccia.
– Buona donna – disse il furbo tasso, – devi essere molto stanca a forza di fare un lavoro così pesante alla tua età. Vuoi che lo faccia io al posto tuo? Le mie braccia sono molto forti, e posso darti il cambio per un po’.
– Ti ringrazio per la tua gentilezza – disse la vecchia, – ma non posso farti fare questo lavoro al posto mio perché non devo slegarti, altrimenti potresti scappare, e mio marito si arrabbierebbe moltissimo se arrivasse a casa e scoprisse che te ne sei andato.
Ora, il tasso è uno degli animali astuti e quindi riprese a dire con voce triste e affabile:
– Sei davvero poco gentile. Puoi tranquillamente slegarmi, ti prometto che non cercherò di fuggire. Se hai paura di tuo marito, mi farò legare di nuovo prima che torni a casa non appena avrò finito di battere l’orzo. Sono stanco e indolenzito a forza di stare appeso così. Se solo mi facessi scendere per qualche minuto, te ne sarei veramente grato!
La vecchia aveva un’indole semplice e buona e non era capace di pensare male di nessuno, e tanto meno pensò che il tasso la stesse solo ingannando per riuscire a fuggire. Si sentì tanto tanto dispiaciuta per l’animale quando si voltò a guardarlo. Lo vide in una situazione davvero triste così appeso al soffitto a testa in giù per le gambe legate tutte quattro insieme così strettamente che la corda e i nodi gli penetravano nella pelle.
E così, spinta dal suo cuore tenero e credendo nella promessa dell’animale che non sarebbe scappato, sciolse la corda e lo fece scendere. Poi gli diede il pestello di legno e gli disse di lavorare per un po’ al posto suo mentre si riposava.
Il tasso prese il pestello, ma invece di mettersi a lavorare come aveva detto, lo sollevò sul capo della vecchia e la stordì con quel pesante pezzo di legno. Poi la uccise, la tagliò a pezzi e la mise nella minestra, quindi aspettò il ritorno del vecchio contadino.
L’uomo lavorò duramente nei campi tutto il giorno pensando con piacere che il suo lavoro non sarebbe più stato rovinato da quel vandalo di un tasso. Verso il tramonto smise di lavorare e si diresse verso casa. Era molto stanco, ma lo rallegrava pensare alla buona minestra calda di tasso. Il pensiero che il tasso avesse potuto liberarsi e si fosse vendicato sulla povera vecchia non gli sfiorava neppure la mente.
Nel frattempo il tasso aveva assunto l’aspetto della vecchia e non appena vide il vecchio contadino che si avvicinava, uscì sulla veranda della piccola casa per salutarlo, dicendo:
– Bentornato a casa. Ho preparato la minestra con il tasso ed è parecchio che ti aspetto.
Il vecchio contadino si tolse in fretta i sandali e si sedette davanti alla sua ciotola. Quell’uomo ingenuo non si sarebbe mai sognato che quella non fosse sua moglie, ma il tasso che lo stava aspettando, e chiese subito la zuppa. Allora il tasso riprese repentinamente la sua forma naturale e gridò:
– Tu, vecchio mangia-mogli! Guarda le ossa che ci sono in cucina!.
Con un forte riso di scherno fuggì fuori dalla casa e corse a rifugiarsi nella sua tana sulle colline.
Il vecchio non riuscì a inseguirlo. Stentava a credere quello che aveva visto e udito. Ma quando realizzò tutta la verità, provò un tale orrore che perse i sensi. Dopo un po’ di tempo tutto gli fu chiaro e scoppiò in lacrime. Gridò forte e con amarezza. Si dondolò avanti e indietro nel suo dolore senza speranza. Gli sembrava troppo terribile per essere vero che la sua fedele vecchia moglie fosse stata uccisa e cucinata dal tasso mentre lui stava lavorando tranquillo nei campi, senza sapere nulla di quello che stava succedendo a casa e compiacendosi con se stesso per essersi liberato una volta per sempre di quella maledetta bestiaccia che tante volte gli aveva rovinato i campi. E… che pensiero orrendo! era stato lì lì per mangiare la minestra che quella creatura aveva preparato con la sua povera moglie.
– O cara, o cara, o cara! – si lamentava a voce alta.
Ora, non lontano da lì viveva sulla stessa montagna un vecchio coniglio buono e gentile. Udì il vecchio piangere e singhiozzare e andò a vedere di cosa si trattava e se poteva fare qualcosa per aiutare il suo vicino. Il vecchio gli raccontò tutto quello che era successo.
Quando il coniglio ascoltò la storia, si infuriò moltissimo contro il tasso malvagio e mentitore e disse all’uomo che lasciasse fare a lui e che ci avrebbe pensato lui a vendicare la morte di sua moglie. Infine il contadino si consolò e, asciugandosi le lacrime, ringraziò il coniglio per essere stato così buono da venire a trovarlo nel suo dolore.
Il coniglio, vedendo che il contadino si stava calmando, tornò a casa a preparare il suo piano per punire il tasso.
Il giorno dopo faceva bel tempo, e il coniglio andò a cercare il tasso. Non riuscì a vederlo da nessuna nel bosco né sul versante della collina né fra i campi, quindi si recò alla sua tana e trovò il tasso che se ne stava nascosto perché da quando era fuggito dalla casa del contadino aveva paura di farsi vedere in giro e di subire la sua collera.
Il coniglio gli domandò:
– Perché non te ne stai fuori in una giornata così bella? Esci con me e andiamo a fare legna insieme.
Il tasso, sicuro che il coniglio fosse suo amico, accettò volentieri di uscire con lui più che contento di allontanarsi dalle vicinanze del contadino e dalla paura di incontrarlo. Il coniglio lo guidò a chilometri dalle loro case, sulle colline dove si trovava molta legna. Si misero entrambi al lavoro per tagliare tutta quella che potevano trasportare a casa come provvista per l’inverno.

Il coniglio incendia la schiena del tasso maligno

Quando ciascuno dei due ebbe tagliato tutta quella che voleva, la legarono in fasci e ripresero la strada di casa, ciascuno portando sulla schiena il suo fascio di legna. Questa volta il coniglio fece andare avanti il tasso.
Quando ebbero percorso un po’ di strada, il coniglio tirò fuori due pietre focaie e cominciò a batterle dietro la schiena del tasso cercando di dare fuoco alla legna.
– Cos’è questo rumore, “crak crak”?
– Come? – disse il coniglio – Non lo sai che questa montagna è chiamata la “Montagna che scricchiola”?
Ben presto il fuoco si appiccò al fascio di legna secca sul dorso del tasso che, udendo il crepitio della legna che bruciava, chiese:
– E questo che cos’è?
– Siamo arrivati alla “Montagna che brucia” – rispose il coniglio.
Ma intanto la legna era quasi tutta bruciata e il fuoco si estese alla schiena del tasso, che finalmente capì cosa stava succedendo sentendo l’odore della legna che bruciava. Gridando di dolore corse più forte che poteva fino alla sua tana. Il coniglio lo seguì e lo trovò disteso sul letto che gemeva per il dolore.
– Come sei sfortunato, amico mio! – disse il coniglio – Non riesco a capire come ha potuto succedere. Ti porterò una medicina che ti farà guarire in fretta.
E se ne andò allegro e sorridente pensando che la punizione per il tasso era incominciata. Sperava che morisse per le bruciature perché pensava che non ci può essere punizione troppo dura per un animale che è stato così malvagio da uccidere una povera vecchia indifesa che aveva avuto fiducia in lui. Arrivò a casa e preparò un unguento mescolando dell’olio e del peperoncino. Poi lo portò al tasso, ma prima di spalmarglielo lo avvertì che gli avrebbe fatto molto male e che avrebbe dovuto sopportare pazientemente, perché si trattava di un rimedio veramente prodigioso per scottature, ustioni e ferite del genere. Il tasso lo ringraziò e lo pregò di spalmarglielo.
Non ci sono parole che possano descrivere le sofferenze del tasso non appena il peperoncino venne a contatto con la sua schiena dolorante. Si rotolava di qua e di là e lanciava ululati altissimi. Il coniglio, mentre lo stava a guardare, pensò che la moglie del contadino cominciava a essere vendicata.
Il tasso rimase a letto per quasi un mese, ma alla fine, malgrado gli impiastri di peperoncino, le bruciature guarirono e tornò a stare bene. Quando il coniglio vide che il tasso stava guarendo, pensò a un altro piano che potesse farlo morire. E così un giorno andò da lui per ricambiare una visita e per congratularsi della sua guarigione.

Mentre conversavano, il coniglio raccontò di essere andato a pescare e quanto fosse piacevole quando il tempo era bello e il mare calmo.
Il tasso ascoltò con piacere il racconto del coniglio sul modo in cui aveva trascorso il suo tempo e si dimenticò del mese di malattia pensando a quanto si sarebbe divertito se fosse andato a pescare anche lui. Chiese dunque al coniglio se non gli dispiaceva prenderlo con sé la volta successiva che fosse andato a pescare. Era proprio quello che voleva il coniglio, che acconsentì.
Tornò a casa e costruì due barche, una di legno e l’altra di argilla. Non appena furono pronte, il consigliò guardò il risultato e pensò che la sua fatica sarebbe stata ricompensata se il suo piano avesse avuto successo e questa volta fosse riuscito a uccidere il malvagio tasso.
Arrivò il giorno in cui il coniglio si era accordato per andare a pesca con il tasso. Tenne per sé la barca di legno e diede al tasso quella di argilla. Il tasso, che non sapeva niente di barche, fu contentissimo della sua barca nuova e pensò quanto era gentile il coniglio a regalargliela. Entrarono ciascuno nella propria barca e presero il largo. Quando furono a una certa distanza dalla riva, il coniglio propose di provare quale delle due barche fosse più veloce. Il tasso accettò la proposta e si misero a remare più in fretta che potevano. Nel bel mezzo della corsa il tasso si accorse che la sua barca stava andando a pezzi perché l’acqua aveva cominciato a sciogliere l’argilla. Tutto spaventato perché non sapeva nuotare, gridò al coniglio di aiutarlo, ma questi rispose che stava vendicando l’assassinio della vecchia, che questa era sempre stata la sua intenzione, che era contento di pensare che il tasso avesse finalmente trovato il castigo per tutte le sue malefatte e che annegasse pure senza ricevere aiuto da nessuno. Poi sollevò il remo e colpì il tasso con tutte le sue forze finché affondò con la sua barca e non lo si vide più.
E così alla fine la promessa fatta al vecchio contadino era stata mantenuta. Il coniglio giro la barca e remò verso la riva. Quando ebbe preso terra e spinto la barca sulla spiaggia, si affrettò per raccontare al contadino tutta la storia di come l’odiato tasso era stato ucciso.
Il contadino lo ringraziò con le lacrime agli occhi. Disse che fino a quel momento non era riuscito a prendere sonno durante la notte né a darsi pace durante il giorno pensando che la morte della moglie era rimasta invendicata, ma che da quel momento avrebbe potuto di nuovo dormire e mangiare come prima.
Pregò il coniglio di rimanere con lui e dividere la sua casa, e così da quel giorno il coniglio andò ad abitare con il vecchio contadino e vissero entrambi da buoni amici fino alla fine dei loro giorni.

FINE

Le immagini sono tratte dai siti: http://www.gutenberg.org e http://durendal.org

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