Leggende Orientali – LA PRINCIPESSA PEONIA

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Leggenda dal Giappone

Tradotta da Dario55

LA PRINCIPESSA PEONIA

Molti anni or sono, a Gamogun, nella provincia di Omi, c’era un castello chiamato Adzuchi-no-shiro. Era uno splendido e antico edificio, circondato da mura e da un fossato pieno di fiori di loto. Il signore feudale era un uomo molto ricco e valoroso, e si chiamava Naizen-no-jo. Non aveva figli maschi, ma aveva una bella figlia di diciotto anni che (non si sa bene perché) aveva il titolo di principessa.
Per un lungo periodo in quelle terre aveva regnato la pace e la tranquillità; i suoi governanti erano in ottimi rapporti tra loro, e tutti erano felici. Stando così le cose, Naizen-no-jo pensò che fosse il momento buono per trovare un marito alla figlia, la principessa Aya, e qualche tempo dopo scelse il secondo figlio del signore di Ako, della provincia di Harima. Entrambi i padri furono soddisfatti, e non restava che concordare gli ultimi dettagli con i due ragazzi. Il figlio di Ako aveva visto la sposa e gli era piaciuta.
La principessa Aya, a sua volta, aveva deciso di provare ad amarlo e, anche se non lo aveva mai visto, pensava a lui e ne parlava.
Una sera la principessa, mentre stava passeggiando al chiaro di luna nello splendido giardino insieme alla sua dama di compagnia, attraversò il suo prato di peonie preferito e si diresse al laghetto in cui amava osservare il proprio riflesso nelle notti di luna piena, ascoltare le rane e guardare le lucciole.

La principessa viene salvata da uno sconosciuto

Mentre si avvicinava al laghetto, un piede le scivolò, e sarebbe caduta nell’acqua se un giovane non fosse apparso come per incanto e non l’avesse trattenuta. Non appena fu di nuovo saldamente in piedi, il giovane scomparve.
La dama di compagnia l’aveva vista scivolare e aveva visto un luccichio, nient’altro. Ma la principessa Aya aveva visto molto di più: aveva visto il giovane più bello che potesse immaginare.
«Ventun’anni», raccontò a O Sadayo San, l’ancella favorita, «dev’essere stato… un samurai o un nobile di altissimo rango. Aveva il vestito ricamato con le mie peonie preferite, e la spada era tempestata di pietre preziose. Ah, se si fosse trattenuto ancora qualche istante, in modo che potessi ringraziarlo per avermi salvato dall’acqua. Chi può essere? E come ha fatto a entrare nel giardino senza essere visto dalle guardie?»
Così diceva la principessa all’ancella, raccomandandosi di non farne parola con nessuno, nel timore che il padre potesse venirlo a sapere, trovasse il giovane e lo facesse mettere a morte per punirlo dell’oltraggio.
Dopo quella sera la principessa Aya si ammalò. Non riusciva più a mangiare né a dormire, e diventò sempre più pallida. Il giorno del matrimonio con il giovane figlio di Ako arrivò e passò senza che la cerimonia avesse luogo: la principessa era troppo malata. Da Kyoto erano stati fatti venire i migliori medici della capitale, ma nessuno di loro fu in grado di fare qualcosa, e la ragazza diventava ogni giorno più esile.
Come estrema risorsa il padre, Naizen-no-jo, fece chiamare l’ancella che era in più stretta confidenza e amicizia con la figlia, O Sadayo, e le chiese se poteva fornire un motivo per la misteriosa malattia della principessa. Forse aveva un amante segreto? Oppure nutriva una particolare avversione per il promesso sposo?
«Mio signore», disse O Sadayo, «non amo rivelare i segreti, ma in questo caso ritengo sia mio dovere farlo per il bene della figlia di vostra signoria. Circa tre settimane fa, in una notte di luna piena, stavamo passeggiando nel campo di peonie e ci stavamo dirigendo verso quel laghetto presso cui la principessa ama trattenersi. Lei inciampò ed era sul punto di cadere in acqua, quando è successa una cosa strana. Improvvisamente un bellissimo giovane samurai è apparso e l’ha sorretta, evitando così che cadesse in acqua. Io ho potuto vedere solo un luccichio, ma vostra figlia lo ha visto molto bene. Prima che potesse ringraziarlo, era scomparso. Nessuna di noi due riesce a capire come sia stato possibile per un uomo penetrare nel giardino della principessa, perché i cancelli del palazzo sono sorvegliati da ogni lato, e il giardino della principessa è il luogo più sorvegliato, tanto che sembra veramente incredibile che un uomo possa entrarvi. Mi è stato imposto di non dire nulla per paura dell’ira di vostra signoria, ma è dopo quella sera, mio signore, che la nostra beneamata principessa Aya si è ammalata. È malata d’amore. È perdutamente innamorata del giovane samurai che ha visto solo per quel breve istante. Davvero, mio signore, non aveva mai visto prima un uomo così bello in tutto il mondo, e se non riusciamo a trovarlo, ho paura che la principessa morirà».
«Come può un uomo entrare nella mia proprietà?» si chiese Naizen-no-jo. «La gente afferma che volpi e tassi a volte assumono l’aspetto di uomini, ma anche così quegli esseri soprannaturali non potrebbero entrare nei terreni che circondano il mio castello, con tutti gli ingressi strettamente sorvegliati».
Quella sera la povera principessa era più infelice che mai. Nella speranza di risollevarle un poco il morale, le ancelle mandarono a chiamare un famoso suonatore di biwa di nome Yashaskita Kengyo. Dal momento che la serata era calda, sedettero nell’engawa [portico], e mentre il musico stava eseguendo Dan-no-ura, la storia della grande battaglia navale, ecco apparire da dietro le peonie quel bellissimo giovane samurai. Questa volta tutti potevano vederlo, e vedevano anche le peonie ricamate sul suo abito.
«È lui! È lui!» gridarono. A quel grido, il giovane scomparve immediatamente. La principessa era eccitatissima e sembrava più vivace di quanto non lo fosse state per giorni. Il vecchio Daimio fu molto sconcertato quando udì quello che era accaduto.
La sera successiva, mentre due delle ancelle stavano suonando per la padrona – O Yae San il flauto e O Yakumo San il koto – la figura del giovane riapparve. Durante la giornata era stata fatta un’accurata ricerca negli immensi campi di peonie senza ottenere il minimo risultato. Non era stata trovata nemmeno un’impronta, e la cosa era veramente sconcertante.
Si tenne consiglio, e il signore del palazzo decise di convocare un ufficiale veterano molto famoso e di grande forza, Maki Hiogo, perché catturasse il giovane se fosse ricomparso anche quella sera. Maki Hiogo accettò prontamente e, al momento stabilito, vestito di nero in modo da essere invisibile, si nascose tra le peonie.
La musica sembrava incantare il giovane samurai. Era apparso sempre mentre si stava suonando della musica. Quindi O Yae e O Yakumo ripresero il loro concerto mentre tutti guardavano verso il tappeto di peonie. Tutte le donne stavano eseguendo un pezzo intitolato Sofuren, quando apparve la figura di un giovane samurai splendidamente vestito con abiti coperti da un ricamo fatto di peonie.
Tutti lo guardavano e si meravigliavano che Maki Hiogo non uscisse dal suo nascondiglio per catturarlo. Ma il fatto è che Maki Hiogo era così stupefatto dal nobile aspetto del giovane che in un primo momento non osò toccarlo. Tornato in sé e pensando al suo dovere verso il signore, si avvicinò furtivamente al giovane e, afferrandolo alla vita, lo tenne ben stretto. Pochi secondi dopo Maki Hiogo avvertì una specie di vapore umido colargli sul volto, si sentì mancare a poco a poco e cadde a terra, immaginando di stringere ancora il giovane samurai che avrebbe dovuto catturare.
Tutti avevano visto la zuffa, e alcune guardie accorsero sul posto. Non appena vi giunsero, Maki Hiogo riprese i sensi e gridò:
«Venite, gente! L’ho preso! Venite a vedere!»
Ma quando guardò cosa stringeva tra le braccia, scoprì che non era altro che una grossa peonia!
Nel frattempo anche Naizen-no-jo era arrivato sul luogo in cui si trovava Maki Hiogo, e così pure la principessa Aya e le sue dame.
Tutti furono sbalorditi e confusi, tranne il Daimio che disse:
«È proprio come pensavo. Spiriti in forma di volpe o di tasso non riuscirebbero a eludere la sorveglianza delle guardie e a penetrare in questo giardino. È lo spirito della peonia che ha preso la forma di un principe».
«Devi prenderlo come un segno di rispetto», disse rivolgendosi alla figlia, «e onorare grandemente la peonia e prenderti cura di quella afferrata da Maki Hiogo come prendi cura di te stessa».
La principessa Aya portò il fiore con sé nella sua stanza, lo mise in un vaso pieno d’acqua e lo collocò accanto al cuscino. Aveva la sensazione di avere vicino il suo innamorato. Un giorno dopo l’altro la sua salute migliorò. Si prendeva cura personalmente della peonia e, strano a dirsi, invece di appassire il fiore sembrava acquistare sempre più energia. Infine la principessa guarì. La sua bellezza diventò come un raggio di sole, mentre la peonia continuava a essere in piena fioritura.
Poiché ormai la principessa Aya era in perfetta salute, suo padre non poteva rimandare ulteriormente le nozze. Perciò qualche giorno dopo il signore di Ako arrivò a palazzo con la famiglia, e anche il suo secondo figlio si sposò.
Non appena la cerimonia ebbe termine, la peonia fu trovata ancora nel vaso, ma morta e avvizzita. Dopo allora la gente del villaggio, anziché parlare di Aya Hime ossia Principessa Aya, parlò di Botan Hime ossia Principessa Peonia.

FINE

Immagine tratta da: http://www.sacred-texts.com

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